venerdì 10 ottobre 2014

Sinodo. Adorare il vero Dio o il vitello d'oro ?

" Sinodo dei vescovi 2014, il terzo giorno. Dai "valori non negoziabili" alla "gradualità" * ( Appunto siamo all'adorazione del vitello d'oro N.d.R)
Assente dal Sinodo, non solo fisicamente da anche dalle citazioni (almeno quelle riportate in conferenza stampa) è anche Benedetto XVI, ( assenti giustificatissimi anche il Servo di Dio Paolo VI , San Giovanni Paolo II - considerato il Papa della Famiglia -  tutti i Santi e le Sante della Chiesa Cattolica N.d.R. ) e in particolare va rilevata la rapida obsolescenza dell'espressione "valori non negoziabili", una delle locuzioni-simbolo del magistero di Ratzinger sulle questioni morali. 
Oggi la parola-chiave è "gradualità". 
Soltanto venti mesi fa era ancora papa Benedetto XVI, ma sembra già cambiata un'epoca". ( E' verissimo :  dall'Adorazione al vero Dio si vuole che con "gradualità" si adori   il vitello d'oro ! Saranno finalmente felici i Chierici infedeli e traditori ... N.d.R.)

Ma certo ! 
Soltanto venti mesi fa Pietro osava ancora gridare al mondo spaesato e in preda alle turbolenze :  
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»
"Ora, è l'impero delle tenebre" : il katéchon è stato rimosso e Pietro sembra dormiente fin quando sarà destato da Cristo Signore   : «Così non siete stati capaci di vegliare un`ora sola con me?»


Il Signore dirà pure all'attuale Successore di  Pietro, con particolare riferimento ai Chierici, infedeli adoratori del vitello d'oro :  «Va', scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito.  
Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici ...». 

 

Speriamo  che il "miracolo" dell'Humanae Vitae di Paolo VI possa ripetersi e che la Provvidenza Divina susciti presto nella Sua Chiesa dei novelli Maccabei.

* La citazione del Titolo e la frase ( finale ) appartengono all'Articolo del Professore
Massimo Faggioli , Docente di Storia del Cristianesimo, University of St Thomas, Huffington Post 



Li hai posti come sentinelle, vegliano sulla Tua Chiesa : le parole di quel Successore di Pietro dimenticato a causa del frastuono infernale della danza davanti al vitello d'oro :


VEGLIA DI PREGHIERA CON I GIOVANI
DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Fiera di Freiburg im Breisgau
Sabato, 24 settembre 2011

Cari giovani amici!
Durante tutto il giorno ho pensato con gioia a questa serata in cui sarei potuto stare qui insieme con voi ed essere unito a voi nella preghiera. 
Alcuni forse saranno già stati presenti alla Giornata Mondiale della Gioventù, dove abbiamo potuto sperimentare la particolare atmosfera di tranquillità, di profonda comunione e di intima gioia che caratterizza una veglia serale di preghiera. 
Auguro che anche noi tutti possiamo fare tale esperienza in questo momento: che il Signore ci tocca e ci fa testimoni gioiosi, che pregano insieme e si fanno garanti gli uni per gli altri, non soltanto stasera, ma durante tutta la nostra vita.
In tutte le chiese, nelle cattedrali e nei conventi, dovunque si radunano i fedeli per la celebrazione della Veglia pasquale, la più santa di tutte le notti è inaugurata con l’accensione del cero pasquale, la cui luce viene poi trasmessa a tutti i presenti. 
Una minuscola fiamma irradia in tanti luci ed illumina la casa di Dio al buio. 
In tale meraviglioso rito liturgico, che abbiamo imitato in questa veglia di preghiera, si svela a noi, attraverso segni più eloquenti delle parole, il mistero della nostra fede cristiana. 
Lui, Cristo, che dice di se stesso: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12), fa brillare la nostra vita, perché sia vero ciò che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14). 
Non sono i nostri sforzi umani o il progresso tecnico del nostro tempo a portare luce in questo mondo. 
Sempre di nuovo facciamo l’esperienza che il nostro impegno per un ordine migliore e più giusto incontra i suoi limiti. 
La sofferenza degli innocenti e, infine, la morte di ogni uomo costituiscono un buio impenetrabile che può forse essere rischiarato per un momento da nuove esperienze, come da un fulmine nella notte. 
Alla fine, però, rimane un’oscurità angosciante.
Intorno a noi può esserci il buio e l’oscurità, e tuttavia vediamo una luce: una piccola fiamma, minuscola, che è più forte del buio apparentemente tanto potente ed insuperabile. 
Cristo, che è risorto dai morti, brilla in questo mondo, e lo fa nel modo più chiaro proprio là dove secondo il giudizio umano tutto sembra cupo e privo di speranza. 
Egli ha vinto la morte – Egli vive – e la fede in Lui penetra come una piccola luce tutto ciò che è buio e minaccioso. 
Chi crede in Gesù, certamente non vede sempre soltanto il sole nella vita, quasi che gli possano essere risparmiate sofferenze e difficoltà, ma c’è sempre una luce chiara che gli indica una via, la via che conduce alla vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). 
Gli occhi di chi crede in Cristo scorgono anche nella notte più buia una luce e vedono già il chiarore di un nuovo giorno.
La luce non rimane sola. 
Tutt’intorno si accendono altre luci. 
Sotto i loro raggi si delineano i contorni dell’ambiente così che ci si può orientare. 
Non viviamo da soli nel mondo. 
Proprio nelle cose importanti della vita abbiamo bisogno di altre persone. 
Così, in modo particolare, nella fede non siamo soli, siamo anelli della grande catena dei credenti. 
Nessuno arriva a credere se non è sostenuto dalla fede degli altri e, d’altra parte, con la mia fede contribuisco a confermare gli altri nella loro fede. 
Ci aiutiamo a vicenda ad essere esempi gli uni per gli altri, condividiamo con gli altri ciò che è nostro, i nostri pensieri, le nostre azioni, il nostro affetto. 
E ci aiutiamo a vicenda ad orientarci, ad individuare il nostro posto nella società.
Cari amici, “Io sono la luce del mondo – Voi siete la luce del mondo”, dice il Signore. 
È una cosa misteriosa e grandiosa che Gesù dica di se stesso e di tutti noi insieme la medesima cosa, e cioè di “essere luce”. 

Se crediamo che Egli è il Figlio di Dio che ha guarito i malati e risuscitato i morti, anzi, che Egli stesso è risorto dal sepolcro e vive veramente, allora capiamo che Egli è la luce, la fonte di tutte le luci di questo mondo. 
Noi invece sperimentiamo sempre di nuovo il fallimento dei nostri sforzi e l’errore personale nonostante le nostre buone intenzioni. 
Il mondo in cui viviamo, nonostante il progresso tecnico, in ultima analisi, a quanto pare, non diventa più buono. 
Esistono tuttora guerre, terrore, fame e malattia, povertà estrema e repressione senza pietà. 

E anche quelli che nella storia si sono ritenuti “portatori di luce”, senza però essere stati illuminati da Cristo, l’unica vera luce, non hanno creato alcun paradiso terrestre, bensì hanno instaurato dittature e sistemi totalitari, in cui anche la più piccola scintilla di umanesimo è stata soffocata.
A questo punto non dobbiamo tacere il fatto che il male esiste. 
Lo vediamo, in tanti luoghi di questo mondo; ma lo vediamo anche – e questo ci spaventa – nella nostra stessa vita. 
Sì, nel nostro stesso cuore esistono l’inclinazione al male, l’egoismo, l’invidia, l’aggressività. 
Con una certa autodisciplina ciò forse è, in qualche misura, controllabile. 

E’ più difficile, invece, con forme di male piuttosto nascosto, che possono avvolgerci come una nebbia indistinta, e sono la pigrizia, la lentezza nel volere e nel fare il bene. 
Ripetutamente nella storia, persone attente hanno fatto notare che il danno per la Chiesa non viene dai suoi avversari, ma dai cristiani tiepidi. 

“Voi siete la luce del mondo“: solo Cristo può dire “Io sono la luce del mondo”. 
Tutti noi siamo luce solamente se stiamo in questo “voi”, che a partire dal Signore diventa sempre di nuovo luce. 

E come il Signore afferma circa il sale, in segno di ammonimento, che esso potrebbe diventare insipido, così anche nelle parole sulla luce ha inserito un lieve ammonimento. 
Anziché mettere la luce sul lampadario, si può coprirla con un moggio. 
Chiediamoci: quante volte copriamo la luce di Dio con la nostra inerzia, con la nostra ostinazione, così che essa non può risplendere, attraverso di noi, nel mondo?
Cari amici, l’apostolo san Paolo, in molte delle sue lettere, non teme di chiamare “santi” i suoi contemporanei, i membri delle comunità locali. 
Qui si rende evidente che ogni battezzato – ancor prima di poter compiere opere buone – è santificato da Dio. 
Nel Battesimo, il Signore accende, per così dire, una luce nella nostra vita, una luce che il catechismo chiama la grazia santificante. 
Chi conserva tale luce, chi vive nella grazia è santo.
Cari amici, ripetutamente l’immagine dei santi è stata sottoposta a caricatura e presentata in modo distorto, come se essere santi significasse essere fuori dalla realtà, ingenui e senza gioia. 
Non di rado si pensa che un santo sia soltanto colui che compie azioni ascetiche e morali di altissimo livello e che perciò certamente si può venerare, ma mai imitare nella propria vita. Quanto è errata e scoraggiante questa opinione! 
Non esiste alcun santo, fuorché la beata Vergine Maria, che non abbia conosciuto anche il peccato e che non sia mai caduto. 
Cari amici, Cristo non si interessa tanto a quante volte nella vita vacilliamo e cadiamo, bensì a quante volte noi, con il suo aiuto, ci rialziamo. 
Non esige azioni straordinarie, ma vuole che la sua luce splenda in voi. 
Non vi chiama perché siete buoni e perfetti, ma perché Egli è buono e vuole rendervi suoi amici. 
Sì, voi siete la luce del mondo, perché Gesù è la vostra luce. 
Voi siete cristiani – non perché realizzate cose particolari e straordinarie – bensì perché Egli, Cristo, è la vostra, nostra vita. 
Voi siete santi, noi siamo santi, se lasciamo operare la sua Grazia in noi.
Cari amici, questa sera, in cui ci raduniamo in preghiera attorno all’unico Signore, intuiamo la verità della parola di Cristo secondo la quale non può restare nascosta una città collocata sopra un monte. 
Questa assemblea brilla nei vari significati della parola – nel chiarore di innumerevoli lumi, nello splendore di tanti giovani che credono in Cristo. 
Una candela può dar luce soltanto se si lascia consumare dalla fiamma. 
Essa resterebbe inutile se la sua cera non nutrisse il fuoco. Permettete che Cristo arda in voi, anche se questo può a volte significare sacrificio e rinuncia. 
Non temete di poter perdere qualcosa e restare, per così dire, alla fine a mani vuote. 
Abbiate il coraggio di impegnare i vostri talenti e le vostre doti per il Regno di Dio e di donare voi stessi – come la cera della candela – affinché per vostro mezzo il Signore illumini il buio. Sappiate osare di essere santi ardenti, nei cui occhi e cuori brilla l’amore di Cristo e che, in questo modo, portano luce al mondo. 
Io confido che voi e tanti altri giovani qui in Germania siate fiaccole di speranza, che non restano nascoste. “Voi siete la luce del mondo”. “Dove c’è Dio, là c’è futuro!” Amen.

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