La “dolce morte” della Chiesa
Geniale astuzia gesuitica.
Geniale astuzia gesuitica.
Se non altro, bisogna dargliene atto.
Con
l’esortazione apostolica sulla famiglia è riuscito a catturare e
calamitare su di sé l’attenzione universale, compresa quella di chi lo
detesta.
Mai la pubblicazione di un documento del Magistero aveva provocato
tanta suspense ed era stato atteso con tanta trepidazione,
seppure di segno diverso a seconda degli schieramenti.
Che si sia
d’accordo o meno, una simile ansia, da sola, ha comunque conferito al
documento una risonanza enorme a livello mondiale, fuori e dentro la
Chiesa.
Non c’è che dire: un altro colpo da maestro nella strategia di
manipolazione collettiva di cui tutti, nolenti o no, siamo
inevitabilmente vittime – forse, come potremo verificare nei prossimi
mesi, il colpo più devastante degli ultimi tre anni.
*
I commenti, in senso favorevole o contrario, saranno d’obbligo e si moltiplicheranno a dismisura su siti e testate di ogni orientamento, continuando a tenere incollato l’interesse di tutti su un testo che, secondo l’ormai collaudata tecnica, non contiene dichiarazioni che contraddicano nettamente il deposito della fede, ma insinua l’eresia sotto forma di mantra ossessivi: accoglienza, inclusione, misericordia, compassione, inculturazione, integrazione, accompagnamento, gradualità, discernimento, coscienza illuminata, superamento di schemi rigidi o sorpassati…
I commenti, in senso favorevole o contrario, saranno d’obbligo e si moltiplicheranno a dismisura su siti e testate di ogni orientamento, continuando a tenere incollato l’interesse di tutti su un testo che, secondo l’ormai collaudata tecnica, non contiene dichiarazioni che contraddicano nettamente il deposito della fede, ma insinua l’eresia sotto forma di mantra ossessivi: accoglienza, inclusione, misericordia, compassione, inculturazione, integrazione, accompagnamento, gradualità, discernimento, coscienza illuminata, superamento di schemi rigidi o sorpassati…
Chi può contestare una tale
esortazione alla (apparente) carità evangelica senza passare per un
ottuso e insensibile difensore di dottrine astratte, formulate in modo
non più compatibile con la situazione odierna?
Se – a quanto si afferma –
il matrimonio cristiano (che i nostri genitori, nonni e bisnonni hanno
normalmente vissuto, pur con tutti i loro limiti e sforzi) è un ideale
cui tendere e non più la vocazione ordinaria del battezzato, elevata e
fortificata dalla grazia, chi siamo noi per giudicare famiglie ferite e situazioni complesse?
*
A voler pizzicare il testo su qualche preciso svarione dottrinale, d’altronde, si ha l’ormai consueta impressione di essere alle prese con un oggetto viscido e sfuggente che non si lascia afferrare da nessun lato: non c’è un pensiero articolato e coerente, non c’è uno sviluppo teologico argomentato, ma un’iterazione snervante di ricorrenti temi con variazioni che, in appena trecentoventicinque paragrafi, stronca qualsiasi resistenza mentale e psicologica.
A voler pizzicare il testo su qualche preciso svarione dottrinale, d’altronde, si ha l’ormai consueta impressione di essere alle prese con un oggetto viscido e sfuggente che non si lascia afferrare da nessun lato: non c’è un pensiero articolato e coerente, non c’è uno sviluppo teologico argomentato, ma un’iterazione snervante di ricorrenti temi con variazioni che, in appena trecentoventicinque paragrafi, stronca qualsiasi resistenza mentale e psicologica.
Il realismo cui
insistentemente ci si appella non è quello dell’interazione tra natura e
grazia, tipico della tradizione cattolica, ma quello della sociologia e
della psicanalisi, che ignorano completamente l’azione della grazia –
se non intesa nel significato improprio di conforto psicologico – e
considerano la natura esclusivamente nella sua disperata incapacità di
correggersi. Di conseguenza l’unica soluzione possibile,
nell’immancabile ospedale da campo, non è curare le malattie con
una terapia adeguata, ma “aiutare a morire” pazienti accolti, integrati e
felici di esserlo.
Che dire?
Eutanasia dello spirito…
*
Frammisti a questa logorroica e interminabile ricetta, espressi in forma ambigua o imprecisa, nel penultimo capitolo (quello decisivo) arrivano infine gli errori formali, quando l’esausto lettore, indottrinato dai trecento paragrafi precedenti, non è più in grado di reagire.
Frammisti a questa logorroica e interminabile ricetta, espressi in forma ambigua o imprecisa, nel penultimo capitolo (quello decisivo) arrivano infine gli errori formali, quando l’esausto lettore, indottrinato dai trecento paragrafi precedenti, non è più in grado di reagire.
Finalmente qualcosa
a cui aggrapparsi per denunciare – ciò che si spera comincino a fare
vescovi e cardinali – un’esplicita deviazione dottrinale!
L’errore più
grave, da cui discendono gli altri, riguarda l’imputabilità morale degli
atti umani, che non sempre è piena.
Verissimo per singole azioni;
peccato che le cosiddette situazioni irregolari siano stati
durevoli e condizioni stabili in cui non si può cadere per debolezza o
inavvertenza, ragion per cui l’osservazione non è pertinente.
Da questo
errore di prospettiva deriva l’opinione che non tutti coloro che vivono
una situazione coniugale irregolare siano in peccato mortale, privi
della grazia santificante e dell’assistenza dello Spirito Santo.
Ciò può
risultare vero unicamente in presenza dell’ignoranza invincibile: ma è
un’ipotesi ammissibile, in questo caso? Nell’eventualità, compito di
ogni fedele – e a maggior ragione di ogni sacerdote – è proprio quello
di istruire gli ignoranti.
Di conseguenza, affermare che chi è in stato
di peccato grave è membro vivo della Chiesa non può non essere
falso: il peccato mortale si definisce appunto come morte dell’anima.
Se
poi, su questa china, si arriva ad asserire che l’adulterio permanente
può essere per il momento «la donazione che Dio stesso sta richiedendo
in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora
pienamente l’ideale oggettivo» (Amoris laetitia, 303), siamo alla
bestemmia.
A rimediare non basta una citazione di san Tommaso,
strumentale e strappata al contesto; è il metodo dei Testimoni di Geova.
*
Fonte La scure
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