Sasso dopo sasso, ricostruisce da solo una chiesa crollata
Tabiano di Viano: l’edificio
del 1200 era un cumulo di pietre da una sessantina di anni. Carlo
Bertolotti l’ha rifatto a mano, senza usare macchine
di Domenico Amidati
VIANO. Folla domenica pomeriggio alla cerimonia di riapertura al
culto della cosiddetta "Chiesuolina" del 1200 di Tabiano, crollata nella seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso.
culto della cosiddetta "Chiesuolina" del 1200 di Tabiano, crollata nella seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso.
L'edifico è su un colle da cui si gode di un panorama mozzafiato.
Forte l'emozione durante la funzione officiata dal parroco don Franco Messori e da don Bougumil Krancoskhi.
Il recupero – ma è meglio definirlo rifacimento, in quanto la chiesa era un cumulo di sassi, quando l'artefice-artista Carlo Bertolotti
ebbe l'occasione di vederla la prima volta – iniziò nel 2009.
Bertolotti era già esperto di recuperi religiosi, avendo già lavorato su
chiese e campanili.
Quando la vide, stava recuperando la parrocchiale
di Santa Maria del Castello di Querciola, a un paio di
chilometri in linea d'aria. Avrebbe dovuto reperire dei sassi dalla
vecchia chiesa crollata, da usare per quella del Castello.
Ma non lo
fece.
Forse pensava già al suo recupero.
Cominciò così questa avventura.
Finita la chiesa del Castello, col beneplacito di padre Marco Canovi
cominciò a picchiare i sassi che servivano per la facciata principale
della chiesa di Tabiano, e lo fece a Vezzano, “in sem Bertlot”, località
che prende il nome dal suo casato.
Poi aprì il cantiere.
Era il 2009.
Pochi attrezzi, la carriola e un solo operaio: lui.
Quattro anni di duro lavoro.
Acqua, neve, nebbia, sole, e lui sempre
solo.
Ogni tanto padre Marco e qualche tabianese.
Ma lui, schivo e
geniale, non aveva bisogno di compagnia.
Da solo si concentrava, e il
lavoro procedeva bene.
Macchine non ne aveva, solo le braccia e tutto
fatto a mano.
Dopo i muri e tante sue sculture (circa 25) che
adornano gli interni e le facciate esterne, Bertolotti realizza il
rosone (che raffigura una goccia d'acqua) e il portale.
A questo punto,
siamo pronti per il tetto.
Ma qui per lui arriva la
delusione: per cause operative e adempimenti burocratici, il tetto in
legno al quale lui teneva tanto viene commissionato a un professionista.
Ci voleva una firma, e lui non poteva farla.
«Secoli fa non ci voleva – dice – ma pazienza».
Ebbene, dopo aver passato una settimana con pensieri e tormenti che
grazie a Dio (lui di grande fede) non hanno lasciato strascichi,
un’altra ispirazione l'ha aiutato a superare il momentaccio: si butta a
capo chino su un’altra opera che, dopo 6 mesi di lavoro, faceva bella
mostra di sé nel suo laboratorio.
Nel mentre, il tetto veniva
posizionato.
A ultimare i lavori hanno pensato i volontari di Tabiano, che con il lavoro e l'aiuto finanziario dei benefattori hanno restituito la Chiesuolina ai fedeli.
Domenica pomeriggio la funzione è stata animata dal coro dell'arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e dal suono delle campane, per l'occasione suonate dal campanaro e sagrestano Luigi Montelaghi. Era presente anche il sindaco Giorgio Bedeschi.
Fonte : Gazzetta di Reggio