mercoledì 25 maggio 2016

"Avvenire" dopo la svolta galantiniana: "ei fu" un buon araldo della buona battaglia

A seguito della svolta galatiniana...verrebbe voglia di non comprare più il quotidiano più sovvenzionato d'Italia... ma invece noi ...

 

 

 

Avvenire. Non compratelo

di Francesco Filipazzi


Da un po' di tempo a questa parte, soprattutto negli ultimi mesi, il quotidiano Avvenire sta facendo infuriare sempre di più i fedeli cattolici italiani
Non si tratta più di disorientamento ma di vero e proprio sentore di tradimento. 
Avvenire non rappresenta più i cattolici e la svolta galantiniana ha inferto il colpo di grazia alla credibilità di quello che fu un araldo della buona battaglia.

Per capire cosa intendiamo, basta vedere cosa scrivono questi signori riguardo, ad esempio, alla Marcia Per la Vita, quando non la ignorano. Nel 2015 un vergognoso articolo parlava di "estremisti tentati dallo scisma lefebvriano" (che poi scisma non è)  in corteo, un articolo talmente patetico che trovate tranquillamente sulla spazio online di Riscossa Cristiana, gelosamente conservato. C'è poi la questione Family Day, totalmente ignorato se non per osteggiarlo (o distorcerlo il giorno successivo) nonostante sia un movimento principalmente cattolico. Un atteggiamento, quello di Avvenire, dovuto alla linea totalmente schierata a favore dell'ateismo di stato assunta recentemente da vasti settori della CEI, che di Avvenire è editore. 
Quando i cattolici ci sono dunque, il giornale dei vescovi non c'è. 
Quando si devono fare battaglie di principio, Avvenire fugge, si defila. 
Basti pensare alla recente figuraccia riguardo l'obiezione di coscienza sulle unioni omosessuali.Il giornale diretto da Marco Tarquinio aveva già escluso ogni forma di disobbedienza civile.  
Non sia mai che si metta in discussione il dio Stato
Salvo poi riceversi un bello schiaffo da Francesco, che ha indicato come sacrosanta l'obiezione di coscienza. 
Certo, la redazione del quotidiano ex-cattolico non si è scomposta, ma non pochi hanno notato la situazione paradossale.

D'altronde il problema sta proprio nel rapporto della stampa cattolica con lo Stato Italiano
Il quotidiano più sovvenzionato, si parla di oltre 3 milioni all'anno, è proprio Avvenire, seguito da testate minori, edite da curie e associazioni editoriali locali, che evidentemente vivono di quello. In Lombardia un giornale ultralocale che tira 16 mila copie (omettiamo il nome per rispetto di alcuni giornalisti che ci lavorano seriamente), edito da una piccola diocesi, riceve 1 milione e 200 mila euro all'anno. 
E' chiaro che di fronte a queste cifre, essere liberi di fronte allo Stato che dà da mangiare è difficile. 
Stesso discorso da fare peraltro riguardo l'8 per 1000, che è il motivo alla base di tutti i cedimenti di molti cinici vescovi italiani. 
Tutti pronti ad applaudire al pauperismo bergogliano, ma pur di non farsi diminuire la paghetta sono disposti ad accettare ogni tipo di porcata.

Ci chiediamo quindi fino a che punto questa cialtronata della "stampa cattolica" che cattolica non è possa andare avanti. 
Noi Avvenire di sicuro non lo compriamo e invitiamo a non comprarlo ( e noi disobbediamo a questo appello anche se ne condividiamo l'analisi e le finalità purificatrici N.d.R.) . 
La buona stampa è ben altra (ne parliamo qui).