venerdì 30 settembre 2016

Il Concilio dei media ha creato tante calamità seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata (Benedetto XVI). "La realtà della vita religiosa” di P.Angel Pardilla

Una cosa è certa: il vitello d'oro intronizzato al posto della Croce di Cristo ha distrutto la vita e la condizione dei Religiosi e delle Religiose cattolici.
Facciamo precedere l'articolo di Matteo Matzuzzi sulla situazione drammatica dei monasteri e dei conventi, molti dei quali costretti a chiudere per mancanza di vocazioni, dalle parole che Benedetto XVI ebbe a rivolgere ai Parroci Romani alcuni giorni prima di ritirarsi definitivamente nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.
Possiamo dire che la "cattiva recezione del Concilio" di cui parla il
recente dossier vaticano sia stata l'origine dell'inaridimento delle vocazioni alla vita religiosa?
Noi pensiamo sinceramente di si:  "quel"  Concilio  recepito dai chierici e dai laici secondo la "rilettura" e lo "spirito dei media" (cioè secondo lo spirito del mondo e delle ideologie mondane) è stato effettivamente  all'origine del cancro che ha celermente divorato  la spiritualità cattolica e con essa tutte le strutture religiose e contemplative che sono l'ossatura della Chiesa. 
Se il Concilio "vero" di cui ha parlato Benedetto XVI era stato fagocitato dal concilio "dei media" perchè però ci non sono stati dei chiari ed efficaci richiami da parte del Magistero ordinario per riaffermare autorevolmente la Verità tutta intera?
Il Magistero ordinario pontificio dopo il Concilio Vaticano II non era più in grado di richiamare all'ordine l' ancora consistente schiera dei Consacrati per sbugiardare autorevolmente il "concilio dei media"? 
Oppure, come nel caso recentissimo dell'ambigua Amoris laetitia, al sistema di potere ecclesiastico fa comodo che ognuno interpreti come vuole i documenti stilati con una buona base di nebulosità ?
Nella situazione iper-drammatica attuale moltissimi ecclesiastici "alla moda" dovrebbero fare due passi indietro per  ripopolare i deserti monasteri e conventi andando umilmente a pregare prostrati davanti alla Croce di Gesù che hanno irriso , umiliato e perfino messo da parte per intronizzare il vitello d'oro del principe di questo mondo.

Leggiamo prima le parole di Benedetto XVI e poi l'articolo di Matteo Matzuzzi.

" ...c’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. 
Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. 
Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri. 
E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, mentre tutto il Concilio – come ho detto – si muoveva all’interno della fede, come fides quaerens intellectum, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa. 
Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa. 
Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo. 
C’erano quelli che cercavano la decentralizzazione della Chiesa, il potere per i Vescovi e poi, tramite la parola “Popolo di Dio”, il potere del popolo, dei laici. 
C’era questa triplice questione: il potere del Papa, poi trasferito al potere dei Vescovi e al potere di tutti, sovranità popolare. Naturalmente, per loro era questa la parte da approvare, da promulgare, da favorire. 
E così anche per la liturgia: non interessava la liturgia come atto della fede, ma come una cosa dove si fanno cose comprensibili, una cosa di attività della comunità, una cosa profana. 
E sappiamo che c’era una tendenza, che si fondava anche storicamente, a dire: la sacralità è una cosa pagana, eventualmente anche dell’Antico Testamento. 
Nel Nuovo vale solo che Cristo è morto fuori: cioè fuori dalle porte, cioè nel mondo profano. 
Sacralità quindi da terminare, profanità anche del culto: il culto non è culto, ma un atto dell’insieme, della partecipazione comune, e così anche partecipazione come attività. 
Queste traduzioni, banalizzazioni dell’idea del Concilio, sono state virulente nella prassi dell’applicazione della Riforma liturgica; esse erano nate in una visione del Concilio al di fuori della sua propria chiave, della fede. 
E così, anche nella questione della Scrittura: la Scrittura è un libro, storico, da trattare storicamente e nient’altro, e così via.

Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata … e il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale". ( Benedetto XVI, 14 febbraio 2013)

Conventi chiusi
Pubblicato in Vaticano uno studio sul crollo delle vocazioni.
La causa? “Cattiva recezione del Concilio”

di Matteo Matzuzzi.

Roma. Incontrando, lo scorso inverno, i partecipanti al Giubileo della vita consacrata, il Papa si era detto disperato per il calo delle vocazioni. “Vi confesso che a me costa tanto quando voi nelle vostre comunità religiose avete un novizio, una novizia, due e la comunità invecchia, invecchia” tanto da “farmi venire una tentazione che va contro la speranza”, aveva detto Francesco. 

Oggi, a leggere il voluminoso studio di 700 pagine pubblicato dal claretiano padre Angel Pardilla (“La realtà della vita religiosa”, Libreria editrice vaticana), si comprende il senso dell’angoscia papale. 

I numeri sono chiari, le tendenze evidenti e difficilmente invertibili, confermate anche dalla chiusura, avvenuta qualche giorno fa, dello storico convento agostiniano di Gela, aperto 577 anni fa e trasformato in dormitorio per i poveri visto che anche gli ultimi due frati che l’abitavano sono stati trasferiti e di nuovi ingressi non ve ne sono.
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Dal 1965 a oggi, il calo dei membri negli Istituti maschili ammonta a 130.545 membri, pari al 39,58 per cento rispetto a cinquant’anni fa. 
Negli istituti femminili, mezzo milione di religiose in meno sullo stesso arco temporale (calo netto del 44,61 per cento). 

I gesuiti – che restano l’istituto più numeroso e che la prossima settimana inizieranno le votazioni per eleggere il nuovo Superiore generale dopo le dimissioni dell’ottantenne Adolfo Nicolás – hanno perso il 53,54 per cento dei membri (la grande emorragia è coincisa con il generalato di Pedro Arrupe), i salesiani il 30,72. 

I frati minori il 49,5 per cento, i benedettini (ridotti a meno di settemila) il 42,2. 

In controtendenza ci sono i verbiti (sono 6.032, in crescita del 4 per cento) e i carmelitani della Beata Vergine Maria Immacolata (2.544). Sul versante femminile, gli istituti con più di mille religiose ammontavano a 240 nel 1965, oggi sono 98. 

Perdono il 64 per cento dei membri le Figlie della carità di san Vincenzo de’ Paoli e il 30 le Figlie di Maria Ausiliatrice. 

A crescere, in controtendenza, le Missionarie della carità di santa Teresa di Calcutta. 

Il calo aveva assunto dimensioni più contenute a cavallo degli anni Duemila, salvo aggravarsi ulteriormente nell’ultimo decennio.
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La secolarizzazione non c’entra



L’aspetto più rilevante dello studio – e nuovo, quantomeno a un livello analitico – è la motivazione che viene messa alla base del crollo. 

Tutto quel che s’è detto e scritto negli ultimi cinque decenni, dal calo delle nascite al cambiamento delle condizioni sociali dell’umanità, dalla secolarizzazione al materialismo, è solo una parte del problema e non il principale: la radice del fenomeno – osserva padre Pardilla, che alla condizione del clero ha dedicato vari studi – è nella recezione (mancata o superficiale) del Concilio Vaticano II: c’è stata la “mancanza di una chiara identità positiva” ed è necessario ora operare per una “migliore pastorale vocazionale e una più efficace medicina preventiva contro gli abbandoni”. 

Il Papa, però, aveva posto dei paletti al contrasto degli abbandoni.

Se la domanda è rivolta prioritariamente al Cielo – “Ma Signore, cosa succede?” – le risposte non possono essere troppo artificiose: “Alcune congregazioni fanno l’esperimento della ‘inseminazione artificiale’, accolgono, ‘ma sì, vieni vieni’ e poi i problemi che ci sono lì dentro… no. 
Si deve accogliere con serietà! 
Si deve discernere bene se questa è una vera vocazione e aiutarla a crescere”. 

E questo anche per evitare il proliferare della cosiddetta “tratta delle novizie” dai paesi poveri a quelli occidentali, prassi denunciata da Francesco pochi mesi dopo l’elezione: “Bisogna tenere gli occhi aperti su queste situazioni”.

Fonte : Il Foglio