mercoledì 9 maggio 2018

Il Met Gala di New York e le concessioni vaticane "Solo qualche anno fa queste manifestazioni sarebbero state incredibili e lontane anche per una fantasia malata.....ora sono reali e numerose.... È un segno dei tempi"

Un oceano divide i vertici vaticani alla ricerca freneticamente scomposta del successo mondano dai semplici fedeli.
Un fedele non può tollerare che a latere di un evento iper mondano e come parte integrante di esso sono stati esposti alcuni sacri paramenti creati e benedetti per l'uso eclusivo liturgico.
Un fedele non può tollerare che le icone della nostra fede e della liturgia della Chiesa , per volere degli stessi uomini di chiesa, debbano essere banalizzati e ridicolizzati dal
jet set della moda.
Insufficienti le "veline" giornalistiche, come al solito a senso unico, che si affannano a dire: "
Il sacro e il profano non sono mai stati così vicini".
Vicini?
No!
La gente non è così sciocca per non comprendere  le enormi operazioni super/economiche come quella del Met Gala di New York: il gotha della moda internazionale.
Tutti hanno subito pensato alle convenienze economiche che l'evento ha portato nelle casse vaticane.
Secondo una concezione spendacciona che vorrebbe sempre delle nuove vesti liturgiche perchè quelle "vecchie" non servirebbero più...  i sacri paramenti, creati e benedetti per la lode a Dio "
vengono esposti in mostre per ispirare abiti dissacratori e sfilate di moda .... Non più, dunque, un uso sacro, bensì un uso profano, che più profano non si può: esporli in mostra perché gli stilisti ne traggano ispirazione per le loro bizzarrie.
Questo ovviamente nell'era confusa che stiamo vivendo.
Era meglio che stessero in un museo, se non li vogliono più usare!
Meglio in un museo che un uso dissacrante!"
"
Solo qualche anno fa queste manifestazioni sarebbero state incredibili e lontane anche per una fantasia malata.....ora sono reali e numerose.... È un segno dei tempi, non ci dobbiamo spaventare, ma dobbiamo capire come il serpente antico stringa la Chiesa e il mondo tra le sue spire.
Stiamo pronti e preparati con la cintura dell'umiltà,il bastone della preghiera, il bagaglio della fede!
"

Una preghiera finale in questo mese mariano: per quei poveri consacrati che smaniando di stare sempre sotto i riflettori della popolarità dimenticano di essere distanti anni-luce dai fedeli.
Sono solo delle vittime della loro stessa presunzione.
Lasciamoli stare nelle loro drogate manìe e soprattutto preghiamo per loro!


Le blasfeme banalità del Met Gala, approvato dal papa 
e dalla papessa Rihanna

Il cardinale Dolan fra evangelizzazione e dissacrazione. 
Della “catholic imagination” al gala non c’era l’ombra, è apparso soltanto un luogo comune vagamente dissacrante culminato con Madonna che canta Like a Prayer.

di Mattia Ferraresi

New York. Alla fine il cardinale Timothy Dolan ha deciso di defilarsi leggermente ed evitare almeno il red carpet del Met Gala, gli oscar della East Coast, che quest’anno aveva come tema gli “heavenly bodies”, i corpi celestiali più che celesti, e nel sottotitolo parlava della “moda e dell’immaginario cattolico”. 
Dolan non si è sottratto al ricevimento più esclusivo della città e all’apertura della mostra collegata, ha regalato le solite battute brillanti ai soliti giornali brillanti, ha fatto foto in posa e dispensato benedizioni, insomma ha esibito il prontuario classico del “conservatore aperto al mondo”, una specialità della casa. 
Tenere un piede nella sagrestia e uno nel bordello è un’arte antica sancita anche da un motto popolare. 
Però dalle parti del red carpet il prelato ha sentito puzza di
bruciato, cioè di motteggio e presa in giro, e ha fatto il giro largo.

Ha evitato così l’incontro con la papessa Rihanna, con mitra e spacco inguinale, ha evitato Jared Leto vestito da Cristo barocco, ha evitato l’angelica Katy Perry, l’abito cruciforme di Jennifer Lopez, la corona, il velo e le trasparenze di Madonna, un’autorità del genere blasfemo-chic, il presepe a copricapo di Sarah Jessica Parker, Lily Collins che piangeva come la Mater Dolorosa di Chandavilla, in Spagna, e ha evitato pure Emily Ratajkowski, che forse non era stata informata del tema religioso della serata e ha optato così per una scelta che di rado delude: non mettere il reggiseno. 
Ha schivato pure Tom Brady, che si era limitato a vestirsi male.

S’è risparmiato l’acme del trash, Dolan, ma ci sono immagini che ritraggono il sorridente cardinale assieme ad Anna Wintour e George Clooney avvolti in una luciferina luce rossa, circondati da comparse che agitano rosari, brandiscono croci, reggono pochette che sembrano pissidi, passano dal paramento sacro al paramento di culo, in senso letterale, ché in queste occasioni il wardrobe malfunction è di prammatica. 
Il guardaroba, in realtà, funziona benissimo, ma nel contesto a metà fra un sabba di Bulgakov e il tinello dei Kardashian chi ci rimette di più è proprio il cardinale, che appare come un signore sovrappeso vestito da cardinale per una serata trasgressiva.

A rimanere dalle parti dell’evangelizzazione ci aveva anche provato, nel pomeriggio, alla conferenza stampa di presentazione della mostra sul senso cattolico per la moda che vede pezzi di abbigliamento sacro di straordinaria bellezza, un’operazione ravasiana che vede l’inedita approvazione del Vaticano. 
Si potrebbe notare l’incongruità di un’esibizione di ori e sfarzi sotto le insegne dell’“immaginario cattolico” quando il mondo si commuove per le scarpe di cuoio nero e la croce di metallo del papa callejero, mentre le scarpe rosse del predecessore finiscono al rogo dell’opinione pubblica, ma prima di finire nella trappola del gran mascherata Dolan ha volato sopra tutto questo, parlando di bellezza, giustizia e verità. 
Nella “Catholic imagination”, ha detto, “il Vero, il Buono e il Bello hanno un nome: Gesù Cristo, che si è rivelato come la Via, la Verità e la Vita”. 
Con il favore delle tenebre, tuttavia, si è capito che l’immaginario cattolico di cui si è tanto parlato è in realtà l’immagine stereotipata e parodistica che i protestanti danno dei cattolici, facendosi beffe dei rituali latini eccessivi, delle ipocrisie romane, dell’irrefrenabile voglia di tenere il sacro e il profano sulla stessa scena.

Della “catholic imagination” al gala del Met non c’era l’ombra, è apparso soltanto un luogo comune vagamente dissacrante culminato con Madonna che canta Like a Prayer circondata da un coro di costumanti, nell’indifferenza di un mondo che però è pronto a imbufalirsi – online, s’intende – se una ragazzina mormona mette un vestito in stile cinese per il ballo della fine della scuola. 
Appropriazione culturale! 
Offesa suprema!, si grida, mentre Rihanna sfila col suo abito papale. 
Come ha scritto Piers Morgan, l’anno prossimo il tema sarà l’immaginario islamico, e ci saranno celebrità che interpretano in chiave erotica il tema del burqa; l’anno successivo sarà il turno dell’ebraismo, con abiti provocanti ispirati alle vicende della Torah. O forse no.



Fonte: Il Foglio QUI