Due immagini dei nostri tristi giorni : sopra, un ex Seminario Vescovile
( che nulla c'entra con l'articolo postato) con l'annuncio della Notte delle Steghe.
Sotto, dei ragazzi che entrati in una sagrestia indossando i Sacri Paramenti e posano allegramente. Cosa "normale" anche per i preti ...
La spiritualità non ha confini e può assumere diverse colorazioni.
Nell’ambito del cosiddetto movimento tradizionalista si possono avere , ad esempio, dei fedeli che amano assistere quasi esclusivamente alla Santa Messa letta mentre altri preferiscono che la Liturgia venga supportata dalla musica sacra e soprattutto dal Canto Gregoriano, il canto della Chiesa accompagnato da ampie effusioni di incenso ...
Ricordo che un anziano prete mi raccontava che il Signore si può anche servire, al fine vocazionale, della sacra veste talare …
Quante volte abbiamo letto fra i commenti dei blog tradizionalisti, con una buona base di indiscutibile verità, che il nostro amore per la Messa tradizionale deve andare ben al di la’ dei “pizzi e merletti” oppure di certo fatuo “fasto liturgico”.
Prima degli sconvolgimenti post conciliari nei Seminari venivano però guardati con occhio di particolare benevolenza proprio quei seminaristi che si occupavano prevalentemente delle "cose di Dio" per il culto cattolico.
Nessuno può farsi giudice delle aspirazioni spirituali di altri : è sacrosanto che un fedele possa non amare i convegni ecclesiali e le relative celebrazioni annesse ma a nessuno è dato di definire un Pontificale nel rito antico come "inutile espressione di fasto” !
Le affermazioni lapidarie di "inutile lusso" applicate alla Santa Liturgia nella forma solenne mi fanno ricordare aimè un certo depauperamento che è iniziato nella chiesa solo dopo il concilio.
Le affermazioni lapidarie di "inutile lusso" applicate alla Santa Liturgia nella forma solenne mi fanno ricordare aimè un certo depauperamento che è iniziato nella chiesa solo dopo il concilio.
Ricordo perfettamente quel che mi rispondevano quando, da piccolo, chiedevo ad uno dei Canonici della Cattedrale perchè non fossero più celebrati i Pontificali : “ Perchè il vescovo ( allora Mons.Tonini) non vuole celebrare Pontificale ( che caratterizzava io momenti più importanti della vita Diocesana) perché lo ritiene troppo fastoso” ...
La stessa frase è stata , fino alla noia, ripetuta nelle più insigni Cattedrali e nei santuari più celebri d'Italia al fine di evitare di tanto temuti fasti liturgici !
Il medesimo concetto mi è stato pure recentemente ribadito, in camera caritatis, da alcuni vescovi : “ ...non ci piace che siano organizzate le liturgie fastose che disturbano la nostra pastorale …”
Ho, aimè, sentito lo stesso odore "calvinista" quando un fedele, tradizionalista, ha definito “inutile” la celebrazione di una Messa nella forma pontificale ergendosi sopra il giudizio di un vescovo diocesano che, invece, l’aveva ritenuta spiritualmente edificante per la sua Diocesi.
Non abbiamo noi stessi, tradizionalisti, più volte detto e scritto che il depauperamento della Liturgia è stato il primo passo verso la dissoluzione liturgica ( ed anche verso la sua desacralizzazione)?
Ancora una volta ecco alleati, per il gusto di contestare l'Autorità e il buon senso ecclesiale, sia i tradizionalisti neo-calvinisti che i modernisti neo-pauperisti .
A farne le spese, come sempre, il sensus fidei . I fedeli, che con tanto entusiasmo si affidano alle belle liturgie, non capiscono il perché delle critiche che giungono addirittura da due versanti opposti.
Il sensus fidei che viene puntualmente annientato dai soliti “rettori di seminario” che, ancorati fermamente a formule sessantottine, si occupano che i giovani possano diventare dei preti “uguali al resto degli uomini” oppure, per usare una formula involontariamente ironica di un “esegeta” degli anni ’70 “ più uomini degli altri”.
Nel lontano 1972 un profeta delle disgrazie ecclesiali e vero apostolo del Sacerdozio e dei Seminari Mons. Marcel Lefebvre, nel suo celebre libro “ Un Vescovo parla” a pagina 155 aveva scritto :
“ Il sacerdote che ha un'idea sbagliata del suo sacerdozio e si crede « un uomo come gli altri » perde il senso della dignità sacerdotale. Non deve meravigliarsi se il mondo non lo rispetta più. Questo disorientamento non può che sfociare nel disprezzo da parte dei nemici della Chiesa e di coloro che conservano un'idea esatta del sacerdozio.
I seminari che acconsentirono ad adeguare la formazione dei seminaristi a questa falsa concezione del sacerdote sono letteralmente colati a picco. I seminaristi seri rifiutano a buon diritto quella formazione pericolosa per la fede e i costumi. Coloro che si rallegrarono di quelle riforme, e le pretesero, non tardarono a concludere che in tal modo sarebbero stati militanti più liberi di dedicarsi alla rivoluzione sociale, politica e religiosa al di fuori delle istituzioni della Chiesa. È così che i seminari si svuotano, più o meno rapidamente secondo i luoghi.
Tuttavia, la possibilità di creare veri seminari esiste, perché le buone vocazioni sono numerose. Dev'essere questa la principale preoccupazione dei vescovi e dei sacerdoti consci del pericolo che corre la Chiesa. Lo spirito Santo rimane nella sua Chiesa e vuole continuare a effondersi nelle anime, in quelle sacerdotali in particolare. Possa esserci concesso di riuscire a ricostituire vere case di formazione sacerdotale quali la Chiesa le ha sempre desiderate. Non dobbiamo avere nessun timore per le vocazioni, il finanziamento e i professori. La provvidenza dà in abbondanza a chi crede in essa e le resta fedele”.
Eppure diversi Rettori di Seminario si dimostrano “integralisti” a senso unico : impedendo ai giovani seminaristi di pregare o, tanto più, di inginocchiarsi.
Ferocemente contrari a ogni tipo di bellezza liturgica alcuni Rettori di gloriosi Seminari, sostenuti per secoli dalla pietas e dalla sanctitas di ecclesiastici e di devoti fedeli, hanno distrutto quel che rimaneva delle chiese seminariali, non abbastanza sfasciate nel post-concilio.
Gli integralisti Rettori di Seminario guardano con sospetto i seminaristi che pregano troppo o che indugiano nelle sagrestie alla ricerca di paramenti belli …
La Nuova Inquisizione Seminarista ( d’ora in poi NIS ) osserva se la pupilla del giovane si dilata troppo quando viene esposto , sia pur raramente, il Santissimo Sacramento o quando viene venerata l'immagine della Madonna Santissima.
La NIS , apparentemente rivestita di mielosa “humanitas”, afferma di non voler imprigionare i giovani seminaristi con regole, con metodi e con usanze : " i giovani debbono dar sfogo alla loro creatività al fine di conseguire una dimensione sacerdotale più al passo con i tempi ".
La NIS , apparentemente rivestita di mielosa “humanitas”, afferma di non voler imprigionare i giovani seminaristi con regole, con metodi e con usanze : " i giovani debbono dar sfogo alla loro creatività al fine di conseguire una dimensione sacerdotale più al passo con i tempi ".
La NIS è operante, attraverso un pactum sceleris, anche fuori dalle mura dei seminari : i giovani che fanno servizio in parrocchia vengono monitorati durante le celebrazioni liturgiche. Se osano prendere la Comunione direttamente in bocca oppure se si inginocchiano alla Consacrazione la loro vita, una volta tornati in Seminario, diventa impossibile ...
Per consultare un sito internet legato alla Tradizione bisogna andare nel bar più vicino al seminario... le copie di alcuni documenti pontifici "scomodi" come il Motu Proprio Summorum Pontificum o Sacramentum Caritatis ecc ecc vengono lasciate solo nella casa familiare.
Quando si sta in Seminario bisogna che tutti giudichino che sei moderno e creativamente al "passo con i tempi" ...
Per consultare un sito internet legato alla Tradizione bisogna andare nel bar più vicino al seminario... le copie di alcuni documenti pontifici "scomodi" come il Motu Proprio Summorum Pontificum o Sacramentum Caritatis ecc ecc vengono lasciate solo nella casa familiare.
Quando si sta in Seminario bisogna che tutti giudichino che sei moderno e creativamente al "passo con i tempi" ...
La "creatività" dei giovani, controllata dalla NIS dei rettori in odore di '68, deve costituire l'unica via maestra per i seminaristi dei rettori integralisti.
Il risultato di tanta “creatività” è l’allontanamento dei giovani dalla vera ed autentica visione sacerdotale cattolica.
Dal lontano 1961 delle forze oscure, sicuramente in possesso di molti soldi, hanno iniziato la battaglia per la conquista della Chiesa partendo proprio dalla disgregazione dei seminari.
Il 23 maggio 1961 pare che un Ecclesiastico abbia scritto ad un’organizzazione nemica della Chiesa : «con molta gioia, tramite il F. Mapa, il Vostro delicato incarico: organizzare silenziosamente in tutto il Piemonte e la Lombardia come disgregare gli studi e la disciplina nei seminari».
Un po’ come avvenne dopo il 1968 nelle scuole statali, quando professori imbevuti di ideologie marxiste, socialiste, libertarie, materialistiche, fecero di tutto per devastare l’insegnamento pubblico, riducendo alla fine la scuola in uno squallido «diplomificio» incapace di selezionare i migliori sulla base della meritocrazia….
Quattro mesi dopo, il 12 settembre 1961 pare che “Frama” abbia scritto ancora a Palazzo Giustiniani. «Dopo aver avvicinato e contattato più volte i Ff. “Pelmi” e “Bifra”, sono ritornato da “Mapa” per presentare un primo piano di lavoro - scrive “Frama” - Egli consiglia di iniziare con la disgregazione dei programmi di studio, insistendo presso i nostri fedeli docenti perché, con argomenti di nuova pseudo-teologia e pseudo-filosofia, gettino il seme presso gli alunni, oggi sitibondi di novità». «In tal modo - continua la lettera -, la disgregazione disciplinare sarà una semplice conseguenza che verrà spontaneamente, senza che noi ce ne occupiamo: penseranno gli stessi alunni». Un piano evidentemente esteso e ben architettato, quello della massoneria contro la Chiesa. Un piano che ha purtroppo dato i suoi frutti marci. La terza lettera di “Frama” parla di una riunione svoltasi la sera prima tra i Fratelli “Pelmi”, “Mapa”, “Bifra”, “Salma”, “Buan”, “Algo” e “Vino”, in cui si è deciso di «iniziare degli esperimenti presso alcuni seminari d’Italia», ad esempio Torino, Trento e Udine, pieni di massoni. Inoltre «bisogna diffondere in tutti i Seminari il nostro concetto di libertà e di dignità della persona umana, senza alcuna remora né da parte dei superiori, né da parte di alcuna legge. Occorre una stampa capillare». … ( fine della prima parte)
Quattro mesi dopo, il 12 settembre 1961 pare che “Frama” abbia scritto ancora a Palazzo Giustiniani. «Dopo aver avvicinato e contattato più volte i Ff. “Pelmi” e “Bifra”, sono ritornato da “Mapa” per presentare un primo piano di lavoro - scrive “Frama” - Egli consiglia di iniziare con la disgregazione dei programmi di studio, insistendo presso i nostri fedeli docenti perché, con argomenti di nuova pseudo-teologia e pseudo-filosofia, gettino il seme presso gli alunni, oggi sitibondi di novità». «In tal modo - continua la lettera -, la disgregazione disciplinare sarà una semplice conseguenza che verrà spontaneamente, senza che noi ce ne occupiamo: penseranno gli stessi alunni». Un piano evidentemente esteso e ben architettato, quello della massoneria contro la Chiesa. Un piano che ha purtroppo dato i suoi frutti marci. La terza lettera di “Frama” parla di una riunione svoltasi la sera prima tra i Fratelli “Pelmi”, “Mapa”, “Bifra”, “Salma”, “Buan”, “Algo” e “Vino”, in cui si è deciso di «iniziare degli esperimenti presso alcuni seminari d’Italia», ad esempio Torino, Trento e Udine, pieni di massoni. Inoltre «bisogna diffondere in tutti i Seminari il nostro concetto di libertà e di dignità della persona umana, senza alcuna remora né da parte dei superiori, né da parte di alcuna legge. Occorre una stampa capillare». … ( fine della prima parte)