venerdì 3 gennaio 2014

La "chiesa-casa" ( église maison) della Parrocchia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria di Udine

Dall'ottimo blog : Traditio Liturgica
L'Articolo di oggi 3 Gennaio 2014 :
 

Ricevo, rispondo.Qualche tempo fa scrissi un post sull'architettura ecclesiastica antitradizionale adducendo ad esempio una chiesa della città di Udine. 

Era una descrizione analitica e un tentativo di capire le ragioni di questa nuova architettura che, di fatto, rompe profondamente con la tradizione. 

Qualche giorno fa mi è giunto un commento da parte di una parrocchiana di tale chiesa. 

Lo riporto per intero e, di seguito, aggiungo la mia risposta. 

Una Chiesa "giovane" aperta a tutti coloro che non si accontentano di facili rassicurazioni appoggiandosi ad una Chiesa ormai troppo vecchia, incapace di rinnovarsi e di ascoltare il mondo. 

E' necessario modificarsi e non per adeguarsi, ma per accogliere e capire, per non rimanere prigioneri delle "tradizione", per non rimanere prigionieri della propria rigidità e presunzione. 

E' necessario modificarsi anche quando siamo convinti che la nostra visione sia la migliore. Il dubbio è proprio di chi vive utilizzando mente e cuore. 

Il dubbio e la fede devono coesistere per poter veramente accogliere e non solo tollerare. 

La Chiesa Casa di Santa Maria Assunta è stata, ed è ancora, un'idea e una realtà luminosa. Spero che l'esperienza vissuta non venga distrutta da persone poco lungimiranti.




Giuseppina Trifletti





Gentile signora Trifletti,



mi è giunto il suo sintetico commento e, ad una prima lettura, ero semplicemente tentato di cestinarlo ma sarebbe stato troppo facile. Le sue, sono brevi frasi, oggettivamente  degli slogan che vogliono imporsi e non chiedono al prossimo che di essere accolte. Leggendole sembra tutto molto facile e semplice ma siamo proprio sicuri che sia così? Siamo sicuri che questa sia un'analisi e una “ricetta” giusta?

Forse alcuni lo crederanno e ripeteranno come un refrain quanto lei dice! D’altronde, lei stessa deve aver sentito queste cose da qualche parte…

Ammetto che, di primo acchito, le sue frasi possono fare colpo e sono convinto che qualcuno si complimenterà pure con lei!


In compenso, pochi leggeranno la mia risposta che non ha slogan à la mode ma solo voglia di riflettere sulla realtà cristiana. Pochi la leggeranno anche perché invito a ragionare! Ragionare è cosa dura, soprattutto in Italia in cui un italiano medio passa davanti alla tv il doppio del tempo in cui studia (quando lo fa)!



Prima di entrare in merito alla questione, vorrei pulire il campo da facili fraintendimenti: non ho assolutamente nulla né contro lei né con chi la pensa come lei. Colui che fu il parroco della chiesa di cui lei intesse le lodi è un uomo autentico che, in quanto tale, merita tutta la stima: non si nasconde dietro ad un dito e dice chiaramente quel che pensa, a differenza di molti. E’ un uomo buono e generoso. Lo dico con profonda convinzione.



Ora facciamo un passo ulteriore con questa precisazione: un figlio può stimare un padre, anche se ha idee totalmente diverse dalle sue? Credo proprio di sì. Ebbene, questo si può applicare anche nel presente caso.

Saper amare le persone, anche se non sono come noi, è la base della vera civiltà. Ed è da questa base che, se è il caso, si può iniziare a proporre la propria prospettiva all’altro, offrirgli quanto si crede vero, se alla persona interessa. In caso contrario, non vale neppure la pena iniziare il discorso (L'ordine di Cristo “Andate ed evangelizzate” rimane sempre vero anche se oggi non lo si crede più).



Probabilmente a lei non interesserà quanto sto per dirle. Su questo sono abbastanza sicuro, altrimenti non avrebbe scritto frasi con uno stile così imperioso. Ciononostante, espongo le mie ragioni poiché credo siano vere e ben fondate; vere non perché lo dico io, bene inteso, anche se passano attraverso la mia verifica personale. 



Rispondendo a lei, rispondo, una volta per tutte, ad ogni persona che ha le sue stesse idee e/o perplessità (*).



Inizierò facendo un'analisi puramente razionale al suo messaggio e al senso che tali parole hanno immediatamente (l'unico senso che un lettore potrebbe cogliere)!



Procedo frase per frase.



Lei afferma:



[La mia è] Una Chiesa "giovane" aperta a tutti coloro che non si accontentano di facili rassicurazioni appoggiandosi ad una Chiesa ormai troppo vecchia, incapace di rinnovarsi e di ascoltare il mondo.



Prima di tutto vorrei farle notare che non è mai esistita una Chiesa “giovane”, come non è mai esistita una Chiesa “vecchia”. Questo genere di catalogazioni sono sociologiche e non spiegano in alcun modo, anzi lo immiseriscono!, il mistero della Chiesa al quale dovrebbe mirare ogni cristiano.

Questo ragionamento era addirittura impensabile prima del XVIII secolo ed è iniziato a nascere con i lumi e la Rivoluzione francese, applicato alla società, per poi , negli ultimi cinquant'anni, applicarsi alla Chiesa. Non è affatto proprio al Cristianesimo perché tende a deflagrarlo.



Nel Cristianesimo la Chiesa, per quanto vivente nel secolo e soggetta ad essere offuscata dalle miserie umane, è legata a quanto non è del tempo, là dove non esiste né vecchio né nuovo. Se si perde questa prospettiva, uno si costruisce una sua immagine di Chiesa inevitabilmente deformata. Qui la Chiesa può essere del colore che piace ad ognuno, in effetti, ed è proiezione dei sogni o degli incubi della psiche umana.



Nel suo schema mentale, pare esistere una “Chiesa giovane” che, in quanto tale, è “aperta”, e una “Chiesa vecchia” (implicitamente) che, in quanto tale, è “chiusa” e, per di più, offre "facili rassicurazioni".



A parte il fatto che nella realtà si possono trovare pure "giovani chiusi" e "vecchi aperti", la Chiesa, sia ieri che oggi, è sempre rimasta “aperta”: cos’è l’evangelizzazione, se non l’incontro della Chiesa con il mondo? Quest’incontro non è sempre stato facile né costante (e ha avuto pure momenti traumatici) ma è sempre esistito!



Come non esiste una “Chiesa vecchia”, così non esiste una “Chiesa troppo vecchia”, come dice lei. Dentro e fuori la Chiesa ci sono sempre state persone incapaci di capire gli altri. Ma la Chiesa, in quanto tale, è un mistero che attinge a Cristo (e all'ineffabilità della sua divinità); non la si può far automaticamente coincidere con i suoi membri terreni riprovevoli. La totale coincidenza avviene solo in un caso: davanti ad una Chiesa che ha tradito la Rivelazione ed è scaduta a puro prodotto secolare; davanti ad una chiesa eretica. E’ il ramo secco di evangelica memoria, il fico che non produce frutti che Cristo maledice e fa rinsecchire.



La Chiesa di sempre (né nuova né vecchia) non offre "facili rassicurazioni" ma, se è fedele al Vangelo e conforme alla sua Tradizione, fa "lavorare" il cristiano nella pratica ascetica. Ciò dice ancora qualcosa o si attiva un altro "specchio deformante" per cui l'ascesi è scambiata con pratiche sado-masochistiche che un Umberto Eco collocherebbe e confinerebbe volentieri in ogni monastero medioevale?



Lei, non facendo tali distinzioni e introducendo la dicotomia “nuovo” contro “vecchio”, porta inevitabilmente acqua al mulino di chi disprezza la Chiesa. Chi disprezza è impotente a veder l’azione di Cristo in essa e, di conseguenza, misconosce l’immagine trascendente di essa che è sempre possibile incontrare, anche se di rado.

In Oriente si dice che la Chiesa la si incontra nei Santi, poco importa che siano rari. Da noi questo non si dice affatto e non è un caso!



Non è neppure un caso che laicisti e amici cattolici degli stessi non s’interessino assolutamente a questa prospettiva appiattendo tutto ad una questione puramente umana. 

Invece, non ci si dovrebbe mai stendere sullo stesso piano degli altri (che alternativa offriremo loro?) e non si dovrebbe per nulla soffrire di complessi d'inferiorità credendosi impotenti a capirli. Non di rado sono loro a non poter capire il Cristianesimo e quest’ultimo non può svendere le sue cose sante e assumere vesti non sue. Parrebbe come certe donne in età che si vestono come teen-agers!



Con il mondo il semplice dialogo non basta mai! Ci vuole, come affermano nel monachesimo orientale, la Grazia. Senza questo dono dall'alto, impetrato con la preghiera, non si può capire. 



Da parte nostra non facciamoci troppe fisime mentali. Per fare un esempio-limite, è inutile raccappricciarsi di non poter comprendere un drogato. Dovremo scendere al suo livello assumendo la droga?



Certamente la Chiesa – nei suoi rappresentati – deve saper ascoltare il mondo ma non può mai adeguarsi ad esso, pena la riduzione di se stessa ad un’entità prettamente sociologica, prodotta dal tempo e dalla storia.

Oggi molti settori ecclesiali si sono senz'altro fin troppo adeguati snervando e rendendo impotente ogni possibile approccio spirituale.



E' necessario modificarsi e non per adeguarsi, ma per accogliere e capire, per non rimanere prigionieri delle "tradizione", per non rimanere prigionieri della propria rigidità e presunzione.



Il suo secondo asserto è profondamente contraddittorio. Ne spiego il perché. Lei rifiuta l’adeguamento e con questo siamo d’accordo. L’ho appena affermato! Nello stesso tempo, spara a zero contro la tradizione (che protegge dall'adeguamento). Questo non mi sta bene perché, inoltre, spara sul mucchio senz'alcuna distinzione e insegna a fare lo stesso.



E’ fin troppo facile considerare tutto il passato come “tradizione” senza distinguere in esso elementi marginali e forse criticabili da elementi fondanti. E’ fin troppo facile prendere tutto questo e buttarlo a mare. Lo fece pure Lutero il quale, poi, non poté far altro che creare una sua “nuova tradizione”! E' il destino di ogni rivoluzionario...



Chi crede di poter buttare a mare la tradizione (per inventarsene una a suo uso e consumo) manifesta un pressappochismo che non nasce da una vera conoscenza (di ciò che è la Chiesa) ma pare mosso da un'ideologia e, temo, da parecchia presunzione!




Lei critica il mio post sull’architettura sacra dove, senz'alcuna polemica, individuo semplicemente un modo di costruire che “di proposito” si allontana dal linguaggio tradizionale. Al posto di questo linguaggio c'è un altro linguaggio di tipo secolarizzato. Ciò è evidentissimo ed è fieramente sostenuto dagli stessi promotori di tale chiesa. Cos’è questo, se non un adeguamento al pensiero moderno più radicale? Ecco la contraddizione! In definitiva da un lato lei dice “Bisogna rifiutare l’adeguamento”, poi i suoi stessi presupposti (e l’ambiente che lei ama) promuovono l’adeguamento più radicale! E’ una bella contraddizione e sono gli stessi fatti a mostrarlo. Non bisogna adeguarsi ma bisogna combattere la tradizione (che protegge dall'adeguamento). E' lei che lo dice.



La seconda parte della sua frase suona quasi come un diktat sovietico. Lei afferma che la tradizione è una prigione e porta le persone ad essere rigide e presuntuose. Con questa affermazione lei… corre il rischio di essere realmente presuntuosa! Ne è cosciente?



Facciamo un poco di chiarezza.



In primo luogo: cosa intendiamo per tradizione? Quali inquietudini appaiono alla sua mente, davanti a chi indica semplicemente che certe costruzioni ecclesiastiche entrano in moduli tradizionali e altre no?

Questo, purtroppo, mi fa ricordare le idiosincrasie del Cattolicesimo progressista il quale deve avere molto patito, un tempo, quando la gerarchia ecclesiastica insistendo sul dogma, sulla tradizione e sulla disciplina promuoveva, parallelamente, il “confino” per i dissidenti (in tempi peggiori c’era pure il rogo a dissuadere gli indisciplinati).



No, se lei è una persona intelligente deve disfarsi di questi vecchi fantasmi e muoversi in una nuova prospettiva non più animata da bipolarismi in perenne guerra tra loro, altrimenti è prigioniera di un pericoloso meccanismo psicologico. Anch'io ho conosciuto questa assurda prigionìa! Ma d’altronde se si fa influenzare da certa stampa, i miei sono consigli vani. Parlo di quella stessa stampa che agita ad arte certi fantasmi (tradizione = brutto, cattivo e chiuso; progressista = bello, buono e aperto). Il tutto per costringere la Chiesa ad … “adeguarsi” al secolo ossia a secolarizzarsi!

E c'è da dire che ci sono proprio riusciti!



Tradizione non significa dettagli secondari, almeno per me, ma appellarsi ad un linguaggio e a contenuti didattici il cui scopo è quello di conformare le persone al Vangelo (non a stracciarlo in alcune parti per accomodare l'uomo moderno o sostenere le ideologie del cattolico radical-chic). La Tradizione anche se si lega al nostro tempo, non è per niente inutile o opzionale! La Tradizione sono le basi sulle quali – con la Sacra Scrittura – si appoggia la Chiesa. La Tradizione stabilisce un'identità e, in questo senso, un vincolo. Ma se è vista come una prigione, allora è giusto che chi la riconosce come tale ne esca. Tuttavia non ne deve uscire prima di averla veramente capita e non per “sentito dire”, magari dalla stampa anticlericale. Sono convinto che, se inizia veramente a capirla, non la abbandonerà più! (Il problema è che oggi almeno l'80 per cento del clero non ha per nulla le idee chiare su cosa sia la Tradizione, l'alto clero pure! Come faranno i poveri laici?).



La fedeltà è sempre stata premiata. Un uomo non può che essere felice della fedeltà della propria moglie. Un religioso che ossequia la Tradizione (rettamente intesa) manifesta fedeltà. Chi può mai pensare a lui come ad un essere rigido e presuntuoso? Che, forse, la fedeltà sia ora divenuta sinonimo di rigidità? Allora "evviva il libero amore", come nel '68!

Che quanto conforma al Vangelo (nel caso di una Tradizione autentica) sia prodotto umano e presunzione? Come si può  ragionare in un modo così umiliante per la ragione, oltre che per la propria fede?



La tradizione è pure un modo di vivere. Ad esempio è tradizione nella Chiesa essere modesti, vestire modestamente, fare discorsi modesti e non… presuntuosi! Si noti che anche questo non appartiene al giovanilismo attuale (che punta altrove!). Ma se la Chiesa lo abbandona (e i cristiani di ogni orientamento oramai lo hanno ampiamente fatto) chi mai offrirà un'uscita alla prigione dell'orgoglio umano? Ma lei dice che è la tradizione ad essere una prigione! Se è convinta di questo, la prego sentitamente di fare un’altra scelta e non chiamarsi più cristiana! La applaudirò per la sua autentica coerenza.



E' necessario modificarsi anche quando siamo convinti che la nostra visione sia la migliore. Il dubbio è proprio di chi vive utilizzando mente e cuore. Il dubbio e la fede devono coesistere per poter veramente accogliere e non solo tollerare.



Trovo la prima frase talmente irrealistica e impraticabile che può essere affermata, come l'ossimoro "ghiaccio bollente", ma non può essere assolutamente vissuta da alcuno in nessun tempo.

Infatti, non esiste chi modifica o si allontana da quanto ritiene il meglio, a meno di non trovare qualcos’altro di maggiore qualità. Neppure la scienza modifica le sue asserzioni se ritiene che siano, al momento, le migliori. La scienza vive “alla giornata”, ossia se domani scopre qualcosa di meglio, una nuova energia, ad esempio, conforma il mondo scientifico attorno alla nuova scoperta. Non abbandona “quanto ritiene meglio” assumendo indifferentemente qualsiasi altra cosa! Pure nella vita quotidiana è così, pure al supermercato e pure… in campo religioso! Gli emissari dello zar, quando scoprirono il culto liturgico di santa Sofia a Costantinopoli, lo preferirono a quello di ogni altra parte del mondo cristiano di allora. Lo ritennero il “migliore”. Da allora i russi hanno la liturgia bizantina e fanno bene a conservarla. In questo sono ben coerenti!



Lei stessa non abbandonerebbe quello che crede “religiosamente migliore”. Per questo – ne sono certo! – non abbandonerà mai il suo mondo per raggiungere il mio! E infatti lo critica! Dunque dovrei essere proprio io a farlo, io che ho delle ragioni provate da una vita, io che dovrei buttare tutto nel fiume Lete per osservare il suo diktat? Mi dispiace: NO!



E veniamo alla sua apologia del dubbio. Nelle cose puramente umane è normale dubitare. La stessa scienza prova i suoi modelli e pone costantemente dei dubbi. 



Per quanto riguarda la Rivelazione il dubbio semplicemente non ha senso. Per questo san Paolo, citando a sua volta l’Antico Testamento, dice: “Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia” (Rom 4,3). Non dice “Abramo ebbe fede ma pure dubitò e gli fu accreditato come giustizia".

Nel celebre passo evangelico dell’annunciazione la Vergine chiede “com’è possibile?”, perché all’inizio considera le cose solo umanamente. Poi, però, crede e accetta. Il Vangelo dice che è stata avvolta di Spirito santo, il che significa entrare in ineffabile comunicazione con una realtà Altra, averne percezione sperimentale. Qui non esiste più il dubbio e, a fortiori, neppure la fede in senso stretto: è uno sperimentare per aver provato! 

La Tradizione (quella che per lei pare essere una prigione!) la celebra come la Madre dei credenti: “Beata tu che hai creduto”. Non dice “Beata tu che hai creduto ma pure  dubitato”. 

Questo è il Vangelo. Poco importa che gli uomini (o, come sembra, l’attuale papa) affermino il contrario dipingendo la Vergine come una che si è sentita tradita da Dio sotto la Croce e che quasi lo malediva! Qui siamo ben oltre il semplice dubbio ed entriamo nella blasfemìa pura ...



Chi ha fede si affida (è l’etimo stesso della parola), senza sopprimere l’uso della ragione, ovviamente. Epperò si affida! Per questo nella Chiesa sono sempre esistite le auctoritas e lo stesso insegnamento. Con il dubbio sistematico ogni insegnamento perde mordente e senso e quindi non c'è necessità di educazione. E' proprio questa la cultura giovanilista con cui si canta: "We don't need no education" (Pink Floyd). Ma così non si va da nessuna parte!



Conscio di questo, san Benedetto (o chi per lui) al tramonto dell'impero romano occidentale scriveva nella Regula: “Ausculta filii…”. La regola si apre con “Ascolta figlio”, non con “ascolta e pure dubita, o figlio!”. 



Per questo la fede non può coesistere con il dubbio e, spesso, il dubbio è stato visto come una vera e propria tentazione contro la fede. Ma, secondo lei, bisogna avere e dubbio e fede altrimenti non si accoglie il prossimo e lo si tollera soltanto.

Questa affermazione apodittica sottende qualcosa di insidioso: chi ha fede non sa accogliere il prossimo?? Ecco una nuova bordata (e non da poco!) contro l’atteggiamento tradizionale della Chiesa! Mi scusi, ma questi criticabilissimi concetti me li aspetterei dalla penna di Scalfari (che di Cristianesimo non ci capisce un'acca e, come dice un mio amico intellettuale, “pare abbia il cervello in aseo”), non da chi si pensa cristiano!



Che ne è di tutte quelle realtà che hanno gravitato attorno alla Chiesa, delle associazioni benefiche, degli orfanotrofi, degli ospedali, delle scuole? Chi ha fede non sa accogliere (e sovvenire) il prossimo? Pure la città più teocratica della storia del Cristianesimo, Costantinopoli, aveva a fianco di santa Sofia l’ospedale Sanpson! Costantinopoli trasformò il monastero Sanpson in Ospedale. 



San Francesco, che certamente non dubitava!, è arrivato ad incontrare un sultano mussulmano (ovviamente per convertirlo!). Questa per lei è “mancanza di accoglienza”, di “comprensione del prossimo”? Dunque per essere accoglienti e comprensivi bisogna mettere tra parentesi la propria fede.

E' solo questo l'insegnamento che se ne può trarre.



Se si mette tra parentesi la fede il prossimo non è più tollerato ma finalmente accolto. Questa è la sua tesi! Ma se si fa così non si può divenire, addirittura, come colui che si vuole incontrare? Così se si incontra un agnostico, si può divenire agnostici, se si incontra un indù, si può divenire indù, se si incontra un protestante, si può divenire protestanti, ecc.

Sfido chiunque a provarmi il contrario e, d’altronde, l’esodo senza sosta del mondo Cattolico in direzione di “altro” è sotto i nostri stessi occhi!



Vede, posso accogliere chiunque, rispettarlo (parlo di rispetto, non di tolleranza!), volergli sinceramente bene, ma quando la situazione mette in pericolo la fede che dovrei amare profondamente, la tradizione mi consiglia di fuggire: “Che vantaggio ha infatti l’uomo se guadagna l’intero mondo ma perde la propria anima?” (Mt 16,26). Lo ha mai considerato questo passo alla luce di quanto sto dicendo?

Se faccio il contrario è ovvio che non amo assolutamente quanto dico di amare e m'inganno da solo. Il mondo mi darà sicuramente la sua ricompensa e, allora, è possibile che non l'avrò da Dio, come ricorda il passo evangelico. 







La Chiesa Casa di Santa Maria Assunta è stata, ed è ancora, un'idea e una realtà luminosa. Spero che l'esperienza vissuta non venga distrutta da persone poco lungimiranti.



Una persona, in base alla sua esperienza, può valutare positivamente un ambiente. Generalmente ognuno di noi ritiene positivo l’ambiente in cui esiste una buona interazione tra gli individui che lo compongono, in cui si condivide un ideale, in cui, come si dice: “Si è uniti, si fa comunità familiare”. Colui che fu promotore della realtà che lei cita ha interessanti doti umane e, in questo, è stimabile. Preferisco una persona così a mille untuosi clericali che si sciacquano la bocca di dogmi ma poi hanno il cuore freddo: conoscono tutto sui pedalini del papa (Ratzinger) ma poi se gli chiedi l'edizione di una Bibbia cadono dalle nuvole (vedasi su internet un certo forum)! Evidentemente per loro il Cristianesimo è centrato sui pedalini papali, non sulla Rivelazione (la cui testimonianza scritta è la Bibbia)!



Appurato questo, passiamo alla questione religiosa. Un adolescente come può vivere in un ambiente nel quale ogni certezza religiosa è messa in dubbio? Evidentemente male, se cerca orientamento e riferimenti stabili. Anche perché ci sono adolescenti che cercano almeno un centimetro quadrato sul quale appoggiare i propri piedi stabilmente. Tutto in loro cambia, che ci sia almeno qualcosa che gli dia sicurezza! Come l'adolescente, anche l'uomo maturo ha bisogno di una "casa" dove dormire sonni tranquilli altrimenti è uno zingaro senza fissa dimora. Lei stessa ha bisogno di chiamare la Chiesa con il termine di casa: ha bisogno di un tetto sotto la testa, di una sicurezza!

Viceversa nell’ambiente che lei mi cita vigeva (e forse vige ancora) lo stile di mettere a soqquadro determinate tradizioni a sostegno della fede. Non parlo di dettagli ma di fondamenti.



A parte la questione prettamente religiosa, le persone di questo luogo erano e forse sono ancora amabilissime. Ma una persona va in chiesa per condividere ideali sociali (magari con ispirazione religiosa), per fare unità di corpo con gli altri o per altro? Non ci va, soprattutto!, per aprire il proprio sguardo interiore oltre le nostre contingenze terrene (e con questo illuminare il proprio quotidiano)? Cristo è un rivoluzionario che fa comunità contestatarie o è Dio che invita anche e soprattutto a guardare oltre la storia (il mio Regno non è di questo mondo!)?

Com’è possibile intuire che la Chiesa ha una profondità spirituale (poiché Cristo è Dio) se s’inizia mettendo tutto in dubbio (sia cose discutibili, sia cose che non si dovrebbe discutere)?



In quest'ambiente ho sentito dire (da chi “conta”) che lo Spirito santo è la coscienza umana. Si può mai dire una cosa del genere??? Se è questo lo "splendore" a cui lei fa riferimento, non ne abbia a male, ma glielo lascio tutto!



Il fatto è che, davanti a realtà del genere, all’inizio ero disarmato e confuso. Non avevo alcun mezzo e termine di paragone. Poi, pian piano, ho capito che questo tipo di Cristianesimo non è altro che un "nuovo cristianesimo" (in verità molto umanistizzato) che non ha e non vuole avere a che fare con quello tradizionale. E’ un’altra cosa proprio perché ha voluto – coscientemente o meno – fare una cesura con il passato, una cesura netta. Lei stessa, non a caso, spara a zero contro la tradizione (senza neppure fare una seppur minima distinzione)! Più chiaro di così?



Mi spiego ancor meglio: questa è una Chiesa parallela dentro una grande Chiesa (che ha diverse altre Chiese parallele!). La cosa non mi scandalizza più e non lancio anatemi. La accetto, ne prendo atto con tranquillità. E' questa la realtà.



Quello che mi permetto di chiedere è una cosa sola: l’onestà.

Quando uno fa una realtà troppo originale, deve iniziare a chiamarla “la mia chiesa”, una chiesa che, in quanto tale, si distingue da altre realtà storiche (o forse raggiunge quelle della Riforma, chissà!).



Quello che m'infastidisce non è avere a che fare con protestanti (o iper-protestanti): sono pure amico di qualche luterano oltre che di un mussulmano. 



Quello che m'infastidisce è colui che simula e dissimula, dice sì e poi nega radicalmente; dice che non si deve svendere e poi, pur di non subire il complesso di sentirsi "vecchio", svende alla grande; è contro il relativismo a parole e poi, pur di avere una vita sociale, diviene il re dei relativisti.

L'ho notato anche nelle sue affermazioni.



Se facciamo analizzare questi atteggiamenti da uno psicologo il minimo che può dire è che qui si potrebbe essere davanti ad una scissione della personalità. Atteggiamenti del genere non sono una cosa sana ma, se è così nel suo caso, probabilmente non è neppure "colpa" sua. L'importante è prenderne coscienza e porvi rimedio in qualche modo. 



Vede, ho conosciuto cattolici divenire  protestanti, frequentare sinagoghe, andare in India divenendo discepoli di santoni indù, divenire mussulmani. Ho visto qualche prete condividere le idee più balzane e indossare pure collane indiane per scacciare il malocchio. Tutti costoro avevano certamente messo il dubbio nella loro fede (secondo una certa volgata friulanista, ogni popolo è detentore di valori autentici e quindi perché non mettere il dubbio nella propria fede in nome dei valori del popul?). Tutto bene se non che, ad un certo punto, il dubbio ha scacciato la fede. 



Tutti costoro sono molto più onesti perché, almeno, hanno fatto chiarezza nella loro vita e nelle relazioni attorno a loro. E’ stato onesto pure il prete con la collana indiana: ha lasciato tutto e ora vive felice e contento in Brasile con tanto di moglie e numerosi figli!



Vede, non vorrei parerle duro e, se così le sembro, le chiedo scusa.

Deve capirmi: ci ho messo veramente molti anni per comprendere che certe posizioni utopistiche non portano a nulla. Si prende in giro gli altri e, quel che è peggio, ci si prende in giro da soli! Queste sono affermazioni apodittiche e contraddittorie che, nella realtà, non possono stare in piedi e che, applicate in campo religioso, portano la religione a sciogliersi in pura antropologia. Non è un caso che nel suo ambiente sia stato detto che "lo Spirito santo è la coscienza dell’uomo"!



Lungo i secoli la fede cristiana è passata in innumerevoli lavaggi culturali; dialogando si è incontrata, scontrata, fusa nelle culture, contrariamente alle sibilanti favole dei vari Scalfari! Oggi è arrivata ad una sorta di impasse essendosi talmente umanistizzata da aver svuotato se stessa: non ha più senso parlare di Paradiso, Grazia e Timore di Dio. Chi lo fa è un tradizionalista, un “vecchio”.



Io, invece, credo che se perdiamo anche questo, abbiamo perso tutto ed è quanto vedo succedere oggi. Anche Lutero parlava di grazia, pur intendendola a modo suo. Oggi questo termine è praticamente sparito dalle labbra dell’attuale papa. E siccome i superiori modellano gli inferiori o prima o poi, a cascata, ciò si constaterà ovunque. 



Ecco perché la Tradizione resta vincolante, oggi più che mai: è un servizio al Vangelo, una custodia al Vangelo, non una dittatura come dice chi non la capisce. La Tradizione ricorda ancora che certe libertà non sono possibili.



Chi le vuole le prenda ma non dica che il suo è un “Cristianesimo” migliore, abbia almeno questa decenza. 



Costui dica, inoltre, che ha creato una nuova Chiesa ed avrà la mia stima in quanto uomo veramente onesto.



Gentile signora,

le auguro buon anno e le cose migliori per la sua vita!




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(*) Fare questa risposta ha causato in me non poca pena. Tutti capiranno che è fin troppo semplice scrivere tre frasi apodittiche con le quali rovesciare tutto. E' difficile, invece, riportare le cose in ordine. E' come la stanza dei giocattoli: un bambino ci mette un istante a fare caos ma la mamma ci mette molto di più a fare ordine. Questa risposta mi ha costato fatica e molto tempo. Tutti capiranno che non posso rispondere a piacimento ad ognuno che, in un minuto di tempo, esprime il proprio caos spirituale e/o mentale. Nella vita ho anche altro da fare!


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Dell'edificio citato nell'Articolo si era occupato anche il blog Fides et forma nel lontano 2010. Leggere QUI
QUI le lodi che il mondo laico naturalmente ha riservato all'edificio . Eccone un segmento : " ... Per scelta dei progettisti e dei parrocchiani non fu collocata nessuna croce e non fu costruito neanche il campanile. Non aiuta alla sua identificazione come luogo di culto neppure la targa sul muretto di recinzione, all’ingresso verso il viale, perché è inciso: “Parrocchia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria” (questa la sua denominazione esatta), e non “Chiesa dell’Assunzione”. Non c’è nemmeno una facciata principale: nulla."

QUI infine un altro plaudente, laico, dell'Università degli Studi di Udine, che nell'edificio in questione organizzò il Convegno "Architettura nello spirito : la chiesa di Santa Maria Assunta di Udine". Abbiamo estratto qualche frase ... " Concluderà l’appuntamento la testimonianza dell’ideatore della chiesa di Santa Maria Assunta, monsignor Nicolino Borgo, fondatore della Comunità parrocchiale di Santa Maria Assunta ( non sapevamo che un Sacerdote potesse essere "fondatore" di una parrocchia, decisione che spetta unicamente all'Ordinario Diocesano N.d.R. ) e rettore della Cappella universitaria per vent’anni.
«Questa Chiesa – spiega Giorgio Ganis – è un interessante caso di studio sia per l’architettura che per la liturgia dato che è l’unica, fra quelle post conciliari realizzate in Friuli Venezia Giulia, che ha saputo dar forma alle indicazioni del Concilio e tradurre nello spazio l’autentico “spirito comunitario”. Solo in questa chiesa, all’interno e all’esterno, si è immersi totalmente nel nuovo e si respira quell’aria di casa, semplice e comunitaria, che i progettisti hanno realizzato dopo aver anche visitato le “églises maison”, chiese-casa, francesi e belghe. Per le sue caratteristiche, l’importanza di questa chiesa valica i confini regionali. Oltre al progettista, l’ingegner Alberto Caroncini, il principale artefice di questa chiesa, realizzata nella forma attuale a metà degli anni ’70, è don Nicolino Borgo. Ha pensato la sua Chiesa per dieci anni e poi è riuscito a tradurre le sue idee ispirate dal Concilio in un edifico per la comunità, che è stato anche materialmente pensato e costruito con la partecipazione attiva di tutti i parrocchiani».

Una domanda mi sorge spontanea ( soprattutto dopo aver visto le numerose foto "laiche" collocate sulle mura di cemento :  l'edificio è stato "dedicato" come chiesa cattolica dal Vescovo a norma delle normative canoniche e liturgiche vigenti ?