martedì 6 marzo 2012

LITURGIA : DALLE PREOCCUPAZIONI PASTORALI, IN UNA SOCIETA' CHE STAVA CAMBIANDO IN FRETTA, AI TRADIMENTI FATTI A SPESE DEL CONCILIO


Giacomo Biffi : Memoria e disgressioni di un italiano cardinale
Cantagalli Editore , 2007

La liturgia ( pag.169)
Il settore della vita parrocchiale dove era più necessaria e urgente qualche proposta rinnovatrice era senza dubbio quello delle celebrazioni rituali e segnatamente della messa. Non mi mancava una certa preparazione: avevo dedicato a questa questione gli ultimi tempi della mia permanenza a Venegono e non ignoravo quanto andavano ipotizzando e suggerendo le riviste specializzate anche in Francia e in Belgio. Avevo anzi già pub-blicato il risultato di queste attenzioni in un libro scritto in collaborazione con don Costantino Oggioni, che in fatto di pastorale liturgica è stato da noi un pioniere illuminato e convinto.
Suppongo che dopo mezzo secolo di mutamenti le nuove generazioni possano faticare a rendersi conto della situazione di allora. L'alterazione più vistosa della struttura del rito era la comunione dei fedeli collocata al di fuori della messa, prima del suo inizio e dopo la sua conclusione. Era una consuetudine strana ma inveterata ed estesa: non era perciò semplice persuadere tutti che, nel banchetto eucaristico, il momento logico della comunione era... la comunione; non era semplice perché in tutte le altre chiese attorno a noi, anche in quelle più famose e qualificate, si continuava a fare come si era sempre fatto e come non bisognava.
C'era una seconda grave anomalia. La natura intrinseca della messa è di essere "drammatica", nel senso che si compone di interventi distinti e complementari, affidati a una pluralità di soggetti. Ognuno degli "attori" previsti si attiene - si deve attenere - solo alla parte che gli è assegnata dalla veneranda "sceneggiatura". Questo era ancora evidente nella messa in canto. Invece nella "messa bassa" ogni cosa si era come appiattita: il sacerdote all'altare recitava tutto per suo conto, mentre i fedeli, quando non stavano semplicemente muti e al massimo pregavano silenziosamente, sovrapponevano all'azione e alla parola del celebrante le loro devozioni (per esempio il rosario) o cantavano i loro canti (per esempio le litanie della Madonna). Ciò che talvolta si era tentato, fino ad allora, era di "spiegare" nelle varie fasi quanto avveniva in presbiterio. Il tutto sembrava giustificato dall'uso obbligatorio di una lingua, sconosciuta ai più. come il latino.
Ho cominciato col chiedere di non preoccuparsi del latino e di parlare in latino come se ci fosse comprensibile: se anche noi non si capiva il senso delle orazioni, il Signore lo capiva benissimo. Era invece d'importanza fondamentale che si rispettasse il copione. Il celebrante doveva essere udito e ascoltato da tutti (e perciò doveva avere sempre il microfono); e i fedeli dovevano dare le risposte previste e recitare i testi loro propri (anche se erano in latino), come il Gloria, il Credo, il Sanctus. Il canto (del coro o dell'assemblea) doveva entrare a tempo, accompagnando l'azione sacra e non sopravvenendo quando toccava agli altri di farsi sentire. Le letture, che il sacerdote era obbligato a leggere in latino, venivano doppiate in italiano da una voce fuori campo. Solo così non si stravolgeva l'indole inalienabile della celebra-zione.
Ovviamente questa ''riforma" veniva attuata con maggior impegno negli splendidi riti della Settimana Santa.
A questo punto nella parrocchia dei Santi Martiri Anauniani eravamo pronti perché la Chiesa ci consentisse l'ultimo passo: l'uso della lingua parlata. Sarebbe stata la naturale conclusione di tutto questo lavoro, ma per il momento era solo un auspicio e una speranza.
Una Provvidenza misericordiosa e sapiente ci ha accontentati molto più celermente di quanto osassimo prevedere, dopo il Concilio Vaticano II.

Nota : C. Oggioni-G-Biffi : Introduzione alla vita liturgica, 1959

Son passati gli anni ...
Pochi giorni fa un fedele ha mandato questa lettera alle Edizioni Paoline.
La pubblico integralmente per rispetto alla fede e alle buone intenzioni dell'Autore.
Gentili Signori,
su "La Domenica" di mercoledì delle Ceneri 2012 ho letto con attenzione "Ragazzi in fuga dalla Messa".

Le cause della massiccia diserzione dei ragazzi dopo la Cresima sono certamente molteplici. Se ne può elencare almeno qualcuna:
- il cattivo esempio dei genitori e di molti familiari
- le pessime idee anti-Cristiane che circolano nella scuola di stato
- il permissivismo sessuale, che attira i ragazzi già in fase adolescenziale
- l'imbonimento derivante da spettacoli televisivi, internet, riviste, etc.

Occorre però aggiungere:
- Il fatto scottante che gli ecclesiastici hanno predicato per anni la bontà di tutte le religioni (da parte mia ricordo invece che sta scritto "gli déi dei pagani sono tutti demòni"; e N.Signore Gesù Cristo ha detto "Chi non è con me, è contro di me" ! )

- La furia iconoclasta che si è abbattuta sulla Santa Liturgia dopo il concilio vaticano secondo: oggi, grazie al Romano Pontefice Benedetto XVI, si vede a malapena qualche segno di maggior serietà.
Ma la riforma liturgica Bugnini resta evidentemente di impronta protestante, così come sono di tipo protestante l'altare ridotto a mensa, la professione "Signore, non son degno di venire alla Tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato", la Santa Comunione amministrata sulle mani dei fedeli, etc.
I fedeli sono travolti dalla verbosità di 3 anni liturgici, in cui, con la scusa di leggere tutti e 3 i Vangeli ed un copioso numero di testi biblici, i fedeli stessi perdono ogni punto di riferimento chiaro e preciso, al contrario di quanto accadeva con il Messale di San Pio V, dove si orientavano tranquillamente nel succedersi annuale di belle feste, che si imprimevano nella mente dei fedeli, dai più semplici ai più colti.
E' sufficiente ricordare che un tempo la cultura dei fedeli, anche dei più semplici, indicava con sicurezza molteplici giorni dell'anno con il nome della ricorrenza (per esempio la Candelora, l'Annunciazione di N.Signora) o dei Santi (ad esempio S.Antonio Abate, i S.Pietro e Paolo). Anche questo è stato distrutto grazie alla magnifica riforma Bugnini.
Si aggiunga, infine, che tuttora i ragazzini ed i ragazzi vengono frequentemente diseducati con canti liturgici talmente intrisi di motivi profani accompagnati da chitarre, ed anche ritmati con battute delle mani! Raramente si sente "Tu scendi dalle stelle", "Dei nostri fratelli gementi e piangenti", "E' l'ora che pia", o altre classiche vere preghiere cantate.
La riforma Bugnini non è infatti la traduzione in Italiano o altre lingue contemporanee della Liturgia di Santa Romana Chiesa, ma una invenzione cervellotica e sostanzialmente anti-CristianaCattolica.
Non stupisce quindi che i ragazzi disertino la S.Messa ridotta ad assemblea eucaristica di tipo protestante.

Vogliate gradire i miei migliori saluti
L.L.