martedì 27 marzo 2012

TOLENTINO, LA SETTIMANA SANTA "SUMMORUM PONTIFICUM"

PER ALCUNE POVERE FOTO CHE HO VELOCEMENTE SCATTATO SI VEDA :
http://traditiocatholica.blogspot.it/2012/04/tolentino-alcune-foto-del-triduo.html

Aggiornamenti  :
Domenica delle Palme
La benedizione delle Palme e la Processione avranno inizio alle ore 16,30 nella Chiesa Parrocchiale del Santissimo Crocifisso ( Cappuccini) per potarsi alla Chiesa del Sacro Cuore ( sacconi) per la Messa Solenne , in terzo.
Il Sabato Santo la benedizione del fuoco avrà luogo nel giardino del Convento delle Maestre Pie Venerine, davanti la Chiesa del Sacro Cuore.


Con la Domenica delle palme i fedeli entrano nella grande Settimana, che siamo soliti chiamare la « Setti­mana santa ».
Il Servo di Dio Papa  Pio XII nell' Enciclica « Mediator Dei », ha sottolineato che " in ogni azione liturgica è presente Gesù Cristo" .
 Ciò vale specialmente per i riti solenni di questi giorni, nei quali si celebrano i san­tissimi misteri della passione e morte del Salvatore.
A quel grande Papa, come del resto a tutti i cattolici a cui stava a cuore la crescita spirituale dei fedeli, era di grande sofferenza constatare che quelle solennissime funzioni  venivano  cele­brate  in chiese quasi deserte.
 Una delle prin­cipali cause dell'assenza dei fedeli  è da ricercarsi nel fatto, che, mentre durante tutto il medioevo i giorni solenni del giovedì, venerdì e sabato santo, erano riconosciuti come giorni festivi anche dall'autorità civile, purtroppo diventarono dei semplici  giorni feriali.
Attese infatti le mutate con­dizioni della vita moderna, gli stessi Romani Ponte­fici si videro costretti a ridurre sempre più i giorni festivi, limitandoli alle domeniche e alle maggiori so­lennità religiose. 
Così Urbano VIII, nel 1642, fu in­dotto a togliere dall'elenco dei giorni festivi anche i tre giorni del triduo sacro: giovedì, venerdì, sabato santo.
Da quel momento però la maggior dei fedeli, an­che volendo, non poteva più intervenire a questi sacri riti celebrati al mattino, quando, nei giorni fe­riali, tutti sono occupati nel loro lavoro professionale.
Vorrei ricordare, soprattutto ai giovani amici, che tutte le Funzioni della Settimana Santa, prima della riforma di Pio XII, si celebravano nel mattino, anchè perchè la disciplina del digiuno eucaristico era fermamente ancorata dalla mezzanotte. 
Si trattava dunque di lunghe cerimonie esclusivamene riservate al Clero.
Il popolo, privato de facto delle liturgie della settimana santa, trovava rifugio delle azioni devozionali (le  processioni, le visite ai cosiddetti "sepolcri" e le famose "Tre  Ore" del Venerdì Santo).
Il Servo di Dio Padre Pio XII, mosso e preoccupato soprat­tutto da queste ragioni di carattere pastorale, già nel 1951 aveva concesso il ripristinarsi della solenne Ve­glia pasquale del Sabato Santo; due anni dopo, il 6 gennaio 1953,  con la Costituzione « Christus Dominus » concesse che in determinati casi si potesse cele­brare la santa Messa vespertina.
Dopo diversi felici "esperimenti", molti dei quali furono fatti soprattutto in antichi monasteri benedettini europei , a seguito alle rei­terate istanze di molti Vescovi di tutto il mondo, la Sacra Congregazione dei Reti emanò il Decreto « Maxima Redemptionis nostrae Mysteria »  in data 16 novem­bre 1955.
Con questo decreto le grandi funzioni del giovedì venerdì e sabato santo vennero riportate alle ore pomeridiane, come  da princìpio e per molti secoli.
 Contemporaneamente fu riveduto e riformato tutto l'insieme dei riti della Settimana Santa .
Furono soprattutto tolte numerose ripetizioni rendendo  più snella  la Liturgia.
Nella formulazione del rito restaurato i legislatori ebbero in cuore una grande preoccupazione pastorale della Chiesa : che i cristiani, cioè, figli di Dio e membri del Corpo Mistico di Cristo, potessero partecipare attivamente ai riti sublimi della grande settimana liturgica.
Quei sacri Riti, dice, infatti, il Decreto citato, « non hanno soltanto una speciale dignità, ma possiedono anche una singolare forza ed efficacia sacramentale per alimentare la vita cristiana; né possono certo avere un compenso adeguato in quei pii esercizi di devozione, chiamati comunemente « extraliturgici », e si svolgono nelle ore pomeridiane del triduo sacro » .
Il Magistero di Papa Benedetto XVI  ha voluto confermare, nello spirito dell'ermeneutica della continuità, quanto il Suo venerabile Predecessore aveva operato .
In virtù quindi del Motu Proprio "Summorum Pontificum" e dell'Istruzione "Universae Ecclesiae" ci è dato di nutrirci della Liturgia antica romana emendata da Papa Pio XII da quelle ripetizioni che, nel corso dei secoli, ne avevano intaccato la bellezza e la soavità.
Fa piacere apprendere che, senza distinzione di sorta, tutti i gruppi che attingono la propria spiritualità dal  Motu Proprio "Summorum Pontificum" celebranno con i loro Parroci i Riti della Settimana Santa. Una bella notizia che conferma, ancora una volta, l'avanzata della Tradizione nonostante le tante difficoltà che ancora ci sono.
I "messalini" del 1956 così presentarono ai fedeli  i riti  della Domenica delle Palme dopo il "restauro" di Pio XII .
Notate l'insistenza alla preghiera per conseguire un traguardo : la  partecipazione attiva dei fedeli, secondo quanto aveva auspicato Papa Pio XI e, dopo di Lui, tutti i Suoi successori.
(Andrea Carradori)
 Messalino per i fedeli ( 1956 ) dell'Opera della Regalità di N.S.Gesù Cristo
Benedizione e distribuzione dei rami d’ulivo.
Il sacerdote e i « ministri » indossano paramenti color rosso durante le prime tre parti, in omaggio a Re Martire divino; color violaceo per la santa Messa.
La benedizione dei rami è stata notevolmente sem­plificata e liberata dalle soprastrutture venutesi ad ag­giungere nel medioevo: ad esempio sono stati tolti moli “oremus”.
 Molto significativi dal lato pasto­rale ci sembrano i seguenti particolari: i rami, chi saranno benedetti, sono collocati su una mensa in presbiterio « in modo però che siano bene in viste dei fedeli» (oppure possono essere già portati in chiesa e tenuti in mano dagli stessi fedeli duranti la benedizione).
In tal caso , l'aspersione e l'incen­sazione di essi potrà essere fatta dal sacerdote, dal­la balaustra o « percorrendo la navata del tempio »
Similmente hanno un manifesto significato pasto­rale, nella benedizione dei rami, il fatto che il celebrante è « volto verso il popolo », e la notazione ru­bricale dopo il saluto Dominus vobiscum: « e tutti ri­spondono Et cum spiritu tuo ».
La Chiesa desidera vivamente una partecipazione attiva di tutti i fedeli.
Processione in omaggio a Cristo Re
Particolarissima importanza, come si è detto, è stata data alla solenne processione in onore di Cristo Re: dove è possibile, è opportuno che essa si snodi per un buon tratto di strada e che sia una vera processione, un reale omaggio pubblico al Cristo nostra unica sal­vezza.
Le nuove rubriche, per dare importanza a questa processione, consigliano anche di fare, dove è possi­bile, la benedizione dei rami in una chiesa secondaria: e da quella recarsi processionalmente alla chiesa prin­cipale, dove sarà celebrata la S. Messa.
La croce durante la processione non è velata, anche se siamo nel tempo di passione; il popolo deve seguire attivamente, con i rami benedetti in mano, e cantando a modo di ritornello i due versetti di quello che ora le rubriche chiamano « inno a Cristo Re »; « gloria, laus et honor tibi sit, ecc. ».
Piuttosto che tacere « come muti e passivi spetta­tori », come diceva Pio XI, qualora non sia stato pos­sibile ai sacerdoti far ripetere dai fedeli i due detti versetti, le rubriche consigliano di far cantare ai fe­deli qualche canto in onore di Cristo Re, come ad es. il « Christus vincit ».
Giunti alla chiesa il sacerdote, volto verso il popolo, dice un « oremus » per invocare la benedizione e la protezione di Dio su tutti coloro che porteranno nelle loro case, nelle scuole, negli uffici e nei luoghi del loro lavoro i rami benedetti. 
E' un gesto materno della Chiesa, che vuol far comprendere al popolo cristiano,
 profondamente legato alla tradizione del ra­mo benedetto, che sarà esposto per tutto l'anno, il va­lore spirituale di questo « sacramentale ».
Segue la S. Messa: paramenti colore violaceo. 
Ha inizio la grande Settimana, in cui rivivremo i misteri più alti della nostra fede: la Passione e la Morte di Gesù.
Nella messa di questa domenica si legge il passio, cioè la narrazione dolorosa della Passione di Gestì fatta dall'evangelista Matteo. 
Essa però, secondo il nuovo rito, incomincia con il racconto dell'agonìa nel Getsemani, cioè con il suo vero inizio: similmente anche il Passio degli altri giorni della settimana santa: martedì, mercoledì e venerdì.
Durante la lettura o il canto del Passio i fedeli, com­posti e raccolti, restano in piedi e seguono sui loro messalini la commovente narrazione dei patimenti sofferti da Gesù per nostro amore. 
Sono le pagine più toccanti del vangelo, che ci fan capire a qual duro prezzo il Redentore ci ha voluto salvare.
L'immagine del Crocifisso, che vediamo spesso e nei tanti luoghi nella vita quotidiana, ci deve richiamare alla mente questo Amore infinito: la settimana santa, che abbiamo iniziata con la Domenica delle Palme, dovrà essere un periodo di tempo speciale in cui sen­tiamo in modo più intenso questi sublimi misteri: e facciamo il proposito di non esserne indegni!




 L'Inno a Cristo Re