lunedì 31 luglio 2017

Rimini. La santa ripazione "dell'idea sbagliata e nefasta che l'uomo possa determinare se stesso contro Dio"

Nei giorni scorsi abbiamo obbedientemente postato un Comunicato della Curia Vescovile di Rimini ( QUI ) riguardo la duplice giornata del 29 luglio scorso.
Altrettanto obbedientemente (è il nostro cuore stavolta che ce lo comanda) ora riportiamo la prima parte di un articolo comparso in un sito cattolico.
Lo facciamo avendo nel cuore sentimenti di affettuosa gratitudine per alcuni nostri amici che, con grandi sacrifici, hanno partecipato alla processione riparatrice a Rimini di sabato scorso.
Conoscendoli bene sappiamo che essi  hanno desiderato compiere un gesto altamente devozionale a lode di Dio e per la pubblica riparazione del peccato "
contro lo Spirito Santo, il peccato della corruzione della fede e delle intelligenze " il peccato della presuzione dell'uomo che si vuole sostituire al Suo Creatore e Signore. 
Lasciamo per un momento da parte gli aspetti giuridici della collocazione canonica dei Sacerdoti che, al contrario di quelli diocesani, hanno aderito "toto corde" all'iniziativa del Comitato dei fedeli laici organizzatori.
Ma quelle porte della chiesa di San Giuliano chiuse, sbarrate quando stava per arrivare la processione...
Signore salva i Tuoi ministri e i tuoi fedeli  dalle perniciose divisioni all'interno della Tua unica Chiesa! 
AC
***

All’indomani del 29 luglio riminese appena trascorso, 
è utile tirare le somme 
e guardare i fatti per quello che sono.


Senza riduzioni e censure, senza distinzioni sofistiche (al-di-là o al-di-qua delle intenzioni).
Guardiamo i fatti.



Il numero è quello reale: pochi, a causa del disconoscimento da parte dell’ordinario diocesano, il vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi.


La processione ha pregato e cantato come il popolo cristiano cattolico ha sempre pregato e cantato lungo i secoli. 

Pater Ave Gloria. 

Rosario. 

Litanie dei santi. 

Salmo LXIX (“Ego vero egenus et pauper sum”, cioè io sono proprio povero e bisognoso). 

Oremus pro Pontifice nostro Francisco. 

Litanie al Sacro Cuore di Gesù. 

Atto di riparazione al Sacro Cuore di Gesù.


Canto finale, “Noi vogliam Dio”.


In questo inno certamente si nascondeva la parte più aggressiva della processione.

Citiamo dal testo: “Noi vogliam Dio perché la Chiesa pasca le genti di verità”. 

Pascere le genti: che violenza!


E ancora: “Fratelli unanimi il patto antico stringiam gridando contro il nemico: «noi vogliam Dio, Iddio lo vuol!»”. 

Gridano contro il nemico il desiderio di Dio: che scandalo, che muri!


Ecco, sono questi i cristiani cattolici da ricacciare nelle catacombe, da “non incentivare” (come ha detto don Squadrani, il parroco “in solido” di S. Giuliano), da chiuder loro i portoni in faccia, da escludere dalla “pastorale”: quelli che vogliono “pascere le genti di verità”.
Si vede che l’“ordinariato diocesano” (espressione usata dal vicario generale nel suo comunicato) vuole pascere i riminesi di qualcos’altro che non sia la verità.

Ecco spiegato tutto.

Con un corollario. 

La processione delle litanie in latino è stato un gesto di innocuo devozionismo? 

La risposta è no.
Questa processione - ha detto un sacerdote prima di iniziare il rosario - deve riparare non solo il peccato che grida vendetta davanti a Dio, ma il peccato contro lo Spirito Santo, il peccato della corruzione della fede e delle intelligenze”; 

Quello che è da riparare è il principio che viene posto, per cui è l’uomo che decide che cosa vuole essere, indipendentemente dal Padre celeste, indipendentemente dall’ordine divino”. 

In diverso linguaggio, chiamasi la pretesa cristiana: “se Gesù Cristo è venuto, è, permane nel tempo con la sua pretesa unica, irripetibile, e trasforma il tempo e lo spazio, tutto il tempo e tutto lo spazio” (don Giussani). 

In altro linguaggio ancora, chiamasi “instaurare omnia in Christo” (Pio X). 

E ancora: “Egli su tutte le cose create ha il sommo e assolutissimo impero” (Pio XI). 

E così via fino ad oggi, sempre la Chiesa cattolica ha creduto questo, proclamandolo con parole anche diverse ma sempre univoche nella identica sostanza.

Ed ora veniamo al pomeriggio.  (Continua link sotto)

Fonte e continuazione dell'articolo Cultura Cattolica ( QUI )