" Lunedì Joseph Ratzinger li ha messi tutti davanti a una situazione unica, impensabile, difficilissima. La notizia di ieri è che non sembra aver intenzione di aiutarli a renderla più leggera. Al contrario.
Per i cardinali del conclave, e soprattutto per gli uomini della curia romana, la sfida è drammatica. Non solo colui che loro pensavano di aver eletto a vita al Sacro Soglio ha deciso di lasciare la sede vacante. Molto peggio: colui che rimarrà anche in futuro una presenza viva nel cuore della Chiesa non attenua minimanente la gravità del momento e mette allo scoperto davanti al mondo i mali dell’istituzione.
Il corpo della comunità ecclesiale attraversato da divisioni e rivalità. Il volto deturpato. L’egoismo di chi è bravo a denunciare gli scandali altrui ma non è disposto a mettere in discussione se stesso. Il dovere di servire la Chiesa e non di servirsi di essa.
Ieri, nella solennità di San Pietro e davanti a una folla ammutolita prima, e osannante poi, Benedetto non ha risparmiato nulla ai suoi ex pari. Certo, riprendendo temi e parole già usate nel passato con altrettanta durezza. Ma facendo capire che ora la sua stanchezza fisica è la ragione delle dimissioni ma evidentemente anche la conseguenza di una situazione estrema, di uno stato di conflitto che il Papa non è riuscito né a risolvere né a placare.
Sono soprattutto i media anglosassoni in questi giorni a proporre la crisi vaticana come l’apoteosi di un aspro scontro interno, mettendo una parte almeno della Curia nello scomodo ruolo di chi avrebbe «remato contro» la crociata di trasparenza e moralizzazione voluta da Ratzinger.
Che sia davvero così o no, sta di fatto che l’umore del popolo di San Pietro sta entrando in sintonia con questa interpretazione. Lo si capisce dagli applausi (che prima il Papa non avrebbe accettato e ai quali ieri ha sorriso), dalla tensione palpabile.
Ratzinger vittima dei Sacri Palazzi: una rappresentazione da incubo, alla vigilia del conclave. Sarà romanzesca, sarà estranea alle logiche che poi effettivamente presiedono alla scelta di un pontefice, sta di fatto che questa narrazione è destinata a imporre sui cardinali una pressione fortissima e sconosciuta prima d’ora. Non è una fiction, è la realtà, la storia che si fa sotto i nostri occhi con una velocità alla quale non riusciamo ad abituarci".
Stefano Menichini da " Il post "