giovedì 22 settembre 2011

" Questa è una gloria della Chiesa : è un trionfo che danno i Vescovi della Marca.Evviva della Chiesa la Marca veramente cristiana". Papa Pio VII di ritorno dall'esilio in Francia. Le Diocesi marchigiane al tempo della persecuzione napoleonica.



Sacra Immagine della Madonna di Tutti i Santi della Cattedrale Metropolitana di Ancona che aprì gli occhi prima e durante l'occupazione dei francesi della Città Dorica.


Il Santissimo Crocifisso della Basilica Concattedrale di Osimo che aprì gli occhi prima dell'invasione dei francesi della Città.














Elenco delle Diocesi delle Marche durante la persecuzione napoleonica.

(Da uno studio del Canonico don Cesare Fini  della Basilica Cattedrale di Recanati , ora Con-cattedrale di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli, Treia)

Quando le Marche vennero invase dai rivoluzionari francesi nel 1796 la maggior parte i Presuli delle Marche apparteneva al ceto nobile. La maggior parte della nobiltà marchigiana aveva cercato il compromesso con gli invasori al fine di mantenere il loro patrimonio . Ben diverso il comportamento del popolo, che aveva dimostrato l’assoluta fedeltà alla Chiesa, anche a prezzo del sangue. Una parte dell’aristocrazia marchigiana, tuttavia, fra cui i Conti Leopardi di Recanati, aveva dimostrato fedeltà alla santa religione cattolica ospitando generosamente alcuni sacerdoti e religiosi che erano riusciti a fuggire dalla Francia durante la furia giacobina. A seguito della persecuzione napoleonica molti vescovi marchigiani furono esiliati : ne tornarono solo sei. Alcuni Vescovi, sia pur malandati poterono far ritorno in Diocesi solo dopo la caduta di Napoleone gli altri esiliati senza alcuna considerazione per l'età o lo stato di salute morirono nei luoghi di concentramento. Complessivamente, con diverse motivazioni sempre di comodo per gli occupanti, i vescovi lasciati nelle loro diocesi furono sette ai quali si aggiunse l'opera instancabile del Ven.Giuseppe Bartolomeo Menochio, religioso Agostiniano, in attesa di Beatificazione. Monsignor Menochio fu cacciato dai francesi dalla sua sede episcopale di Reggio Emilia e dovette “supplire” a numerose sedi vescovili vacanti nelle Marche.( http://www.santiebeati.it/dettaglio/90184 ) Mons. Menochio, confessore del Papa Pio VII, sostituì i molti vescovi esiliati soprattutto per conferire le ordinazioni sacerdotali . A proposito dell'assoluta fedeltà al Papa dei vescovi delle Marche disse a Pio VII : " questo è una gloria della Chiesa....è un trionfo della Chiesa che danno i Vescovi della Marca. Evviva la Marca veramente cristiana!"
Ecco l'elenco delle Diocesi della Marca e dei loro Vescovi all’epoca della persecuzione e dell’occupazione dei francesi.
Ancona : l'Amministratore Apostolico Vescovo Francesco Saverio Passeri sopportò umiliazioni, sofferenze e disagi di ogni genere. Durante il governo episcopale di Mons. Passeri Ancona si distinse per l’eroismo del popolo nella difesa della fede. Il 25 giugno 1796 l’immagine della “Madonna di tutti i Santi” conservato in un’elegante cappella del Vanvitelli nella Cattedrale di San Ciriaco, aprì ripetutamente gli occhi. Il prodigio continuò per circa sei mesi. Il 10 febbraio 1797 Napoleone raggiunse Ancona. I giacobini ed gli anticlericali locali convinsero il Generale di bruciare l’immagine e di punire gli impostori che avevano diffuso tale imbroglio, in maniera particolare i Canonici del Duomo. Il Capitolo della Cattedrale per evitare rappresaglie nei confronti del popolo, che avrebbe difeso, ad ogni costo la sacra immagine, consegnarono di nascosto il quadro a Napoleone. Per prima cosa il Generale lo privò del diadema aureo poi volle prendere il quadro in mano per verificare, di persona, il fenomeno che riteneva essere una truffa dei preti. Cosa incredibile, il Generale Napoleone, dopo essersi “sbiancato” in volto, visibilmente turbato ripose nel petto nella Madonna un prezioso nastro d’oro con pietre preziose che, in un primo tempo, aveva sfilato. Il quadro della Regina di tutti i Santi fu subito ricollocato in Cattedrale con l’obbligo di essere coperto tutta la settimana ad eccezione del pomeriggio del sabato e delle maggiori solennità.
Ascoli Piceno : Mons.Giovan Francesco Cappelletti venne esiliato a Bergamo nel 1811. Cagli : Mons.Alfonso Cingari, esiliato a Bergamo, a Mantova e infine a Milano.
Fano : il Cardinale Gabriele Severoli, che nel conclave del 1823 ebbe il veto dell'Austria per l'elezione a Papa. fu portato a Milano ma poi ritornò nella sua Diocesi.
Fermo : il Cardinale Cesare Brancadoro fu esiliato a Reims e poi, con Pio VII. a Fontainebieau. Fu uno dei 13 Cardinali "neri". Il suo successore il Card. Filippo de Angelis fu rinchiuso in un campo di concentramento da parte della polizia dei Savoia dopo l’unità d’Italia.
Fossombrone: Giulio Alvisini di Farfa fu esiliato a Cornacchie, Mantova-Peschiera, Torino e Milano. Uomo di grande cultura tradusse dal francese le opere dell'abate Barrruid sul giacobinismo.
Jesi : Mons.Antonio Odescalchi fu esiliato a Pavia,Cesano Boscone, nei pressi di Milano.
Macerata : il santo Vescovo Mons. Vincenzo Strambi, passionista, fu arrestato e tradotto a Novara e poi a Milano.
Montalto : Mons..Francesco Saverio Castiglioni, futuro Papa PioVIII, fu portato in esilio a Pavia, Torino, Milano e Mantova.
Pennabilli : Antonio Begni subì la prigionia a Mantova, Pavia e Milano-
 Pesaro : Andrea Mastai Ferretti fu esiliato a Vigevano. Senigallia : II Cardinale Giulio Gabrielli, creato pro-segretario di Stato di Pio VII, ebbe esilio a Parigi Fu uno dei 13 cardinali "neri"
San Severino Marche : Mons.Agnelo Antonio Anselmi fu esiliato a Como.
Urbania e Sant'Angelo in Vado : Paolo Antonio Agostini Zamperoli esiliato a Como (fu uno dei pochi ad organizzare l'insorgenza armata anti-francese e fece addirittura fondere le campane delle chiese per fabbricare cannoni).
Camerino : Angelo Benincasa, cappuccino, si dice che avesse pubblicamente appoggiato il nuovo ordine pur rifiutandosi di prestare giuramento a Napoleone. Non conobbe esilio. Al passaggio di Pio VII a Serravalle di Chienti fu ammonito severamente.
Fabriano e Matelica ; Mons.Buattoni non conobbe esilio poiché riuscì a sedare un tumulto popolare antì francese.
Osimo : Cardinale Giovanni Castiglioni di Milano ebbe il sequestro dei beni. Fu risparmiato dall'esilio a causa delle precarie condizioni di salute. Nella Cattedrale di Osimo il Crocifisso aprì gli occhi il 2 luglio 1796. Recanati e Loreto : Stefano Bellini, fu risparmiato miracolosamente dall’esilio pur avendo ricevuto tale comunicazione dal prefetto.
Solo due vescovi giurano fedeltà a Napoleone : Mons. Spiridione Berioli Arcivescovo Metropolita di Urbino quasi apertamente filo francese, nonostante le sollevazioni spontanee dei fedeli e del Clero e Mons.Angelelli Vescovo di Gubbio, Diocesi che all’epoca apparteneva alla Marca. All’atteggiamento conciliante del Metropolita di Urbino Berioli fece contrasto, altrettanto duramente, l'assoluta ortodossia ed intransigenza del Capitolo Metropolitano. In aperto dissidio con il loro vescovo, il Capitolo non volle assistere alla messa in suffragio del Ministro del Culto Giovanni Bovara, per questo i 12 canonici furono esiliati ad Ancona per 234 giorni. I francesi poi rubarono la preziosa “rosa d’oro” vanto della Città di Urbino , donata in tempi antichi dal Papa conservata nella Basilica Metropolitana. L'Arcivescovo Berioli, ai cui Pio VII donò il perdono.dovette fare, per ammenda, una pubblica penitenza. Per ogni giorno, praticamente fino alla morte, dovette servire, come un semplice sagrestano, tutte le Messe che si celebravano in Duomo.