Ill.mo Dott.Paolo Traini,
Direttore CORRIERE ADRIATICO
Ancona
Ho letto l’intervento che la Signora Alessandra Burattini ha opportunamente scritto riguardo la musica liturgica scelta ed eseguita in occasione del recente XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona in particolare nella Santa Messa conclusiva di Papa Benedetto XVI. In diversi siti avevo già letto numerosi commenti riguardo al riguardo..
Plaudo e condivido “in toto” quanto la gentile Signora ha scritto ed in particolare : “E’ possibile che una regione musicale come le Marche e in particolare una città come Ancona non abbia saputo preparare una corale degna di tale nome…
La musica a mio modesto parere è arte vera, ed è l’arte che fa grande una città”.
Dalla mia “anziana” postazione nel campo della musica sacra posso affermare che quanto ha scritto la gentile signora appartiene ai “desiderata” della stragrande maggioranza dei fedeli.
Dalla mia “anziana” postazione nel campo della musica sacra posso affermare che quanto ha scritto la gentile signora appartiene ai “desiderata” della stragrande maggioranza dei fedeli.
In Italia, in questo caso non si parla di organizzazione vaticana, che è tutt’altra cosa, ci sono sempre dei MA e dei TUTTAVIA.
L’Italia è la terra dei compromessi anche nella musica liturgica e come nella politica italiana nella musica liturgica, in campo CEI, ci sono i dinosauri che hanno generato e generano altri dinosauri.
Vecchi anche da giovani, immersi dentro le mura disadorne di un’organizzazione inesorabile che cala nelle diocesi italiane i propri fedelissimi, l’ufficio liturgico CEI non vede, non sente e non parla.
Non ha voluto vedere ne’ sentire quanto ha riempito di gioia il cuore dei fedeli : dal concerto offerto al Papa dal Maestro Simone Baiocchi di Pesaro il 31 agosto, alle splendide esecuzioni di Madrid per le GMG, citate dalla signora Burattini; dalla Missa Papae Marcelli, eseguita in San Pietro il 29 giugno scorso, alle fresche esecuzioni corali e strumentali in Inghilterra e in Scozia.
Il compositore James MacMillan, ad esempio, che ha arricchito con le sue composizioni polifoniche le celebrazioni di Papa Benedetto XVI in Scozia, è l’icona del nuovo movimento liturgico-musicale “ benedettiano”, totalmente inviso agli uffici liturgici della CEI.
Ma, a quanto pare, noi italiani siamo lenti come le tartarughe : mentre all’estero si muovono “ a tempo” con il Concilio Vaticano II, che ha grandemente valorizzato la musica sacra, definita da Paolo VI come la nobile sposa della Liturgia, e con le innovazioni conciliari di Papa Benedetto XVI, noi siamo rimasti alla concezione liturgica degli anni ’70 fatta di cantarelli ( per di più sconosciuti come quelli proposti ad Ancona) che non elevano le menti non riuscendo a fecondare la necessaria devozione liturgica dei fedeli.
Rimanga impresso nella memoria l’impressionante partecipazione nel canto delle migliaia di fedeli, rimasti muti durante la lunga processione eucaristica dell’8 settembre, che finalmente in piazza IV novembre han potuto cantare il Tantum Ergo e il Salve Regina in canto gregoriano.
E le stelle stanno a guardare.
E uffici CEI pure.
Un cordiale saluto
Andrea Carradori