martedì 3 settembre 2013

Qualcosa si muove nella galassia del tradizionalismo internetiano italiano?


Una fedele, dopo aver assistito per la prima volta ad una Messa celebrata con il Messale del ’62,  come prescritto dal Motu Proprio “Summorum Pontificum”, ha sentito il desiderio/dovere di scrivere queste considerazioni su un blog “ tradizionalista” ( in realtà è “solo” un sito cattolico sensibile alla Liturgia antica della Chiesa) :
" Ho partecipato per la prima volta ad una messa celebrata con il Vetus Ordo e volevo dirvi le prime impressioni. 
Devo dire che ci ho pensato tanto prima di scrivere perché non vorrei contribuire ad acuire un’atmosfera che mi sembra in questi ultimi tempi abbastanza tesa. ... 
Che dire non è stato semplice perché in realtà ho passato quasi tutto il tempo a seguire sul foglietto ciò che dovevo fare, dire e cosa diceva il celebrante. 
Come dite voi forse non basta una volta per entrare in questa atmosfera completamente diversa da quella della messa a cui sono abituata a partecipare e qui vi devo dare ragione è davvero diversa!!! 
I silenzi e il raccoglimento che si vivono nella messa Vetus Ordo sono molti di più ma non sono sicura che li apprezzo davvero tutti. 
Per esempio lo scoglio più duro è stato seguire ( partecipare non so come dire ) la parte in cui il celebrante parla da solo e dice tutto quello in cui sono abituata ad interagire in solitario, con noi che ascoltiamo solo la musica; ecco io li non sono proprio riuscita ad estraniarmi e cercare il raccoglimento ma ho cercato di capire cosa diceva il celebrante perdendomi un pò. 
Ma non si può usare almeno il microfono per sentire cosa dice ? 
Forse apprezzo di più il partecipare con il sacerdote e il pregare con lui, so che è la parte che voi contrastate di più nel NO.  ...
Ho portato con me mia madre anziana per vedere che effetto aveva su di lei ritornare ad assistere ad una messa che lei si ricordava ancora; beh lei sicuramente ha seguito di più e ad un certo punto andava a memoria. 
Mi ha detto che ha partecipato volentieri e che le piacerebbe ogni tanto ritornarci ma non lo farebbe sempre, il che dimostra che ormai la messa che viene ritenuta normale è il Novus Ordo mentre si vive l’altra come una bella liturgia da vivere in momenti particolari. 
Non so!! In questo momento è così che mi sento pure io, quello che ho vissuto è che sicuramente la messa Vetus Ordo porta ad una meditazione e ad un raccoglimento maggiore ma non so se lo vorrei ogni volta. 
Non ho trovato questa differenza che voi dite nel sentirmi di più vicino a Cristo nella liturgia V.O. ma come sempre ho sentito la messa come uno stare insieme a Lui, come tutte le altre domeniche. 
Forse devo perseverare!! 
Quello che so è che dovrei avere il diritto di parteciparvi come e quando mi piace senza restrizioni e su questo mi schiero con voi, mi differenzio ( per il momento ) sul fatto che la vedo come una liturgia da preservare come una cosa preziosa che ci viene dalla tradizione e che sicuramente non va perduta. 
Certo c’era davvero pochissima gente e di questo non mi spiego il perché, a quanto ho saputo sono anni che in questa chiesa si celebra questo rito, come è possibile che ci fossero si e no con noi 15 persone e non sottolineo l’età media!!! 
Voglio dire una cosa che qualcuno ha già detto prendendo astrali ma che ha un fondo di verità. 
Non è continuando a dire che la messa Novus Ordo non è buona ( ed uso un termine carino ) e non rappresenta la vera fede che farete passi avanti ma cercando di far conoscere a più tanta gente possibile, pur nelle mille difficoltà, la liturgia che amate e che come ho avuto modo di constatare di persona è un dono prezioso. 
Se lavorate su questo potrete avvicinare molte più persone di quello che credete, ma lo dovete fare con la ragione e non con lo scontro. 
Ma la vedo dura perché siete tanto divisi, c’è addirittura chi chiede di abrogare il Summorum Pontificum che mi sembra il vostro unico appiglio ora come ora per poter celebrare liberamente la messa invece di lottare per renderlo sempre più applicabile; perché mi sembra chiaro che arrivare a questo e ad uno scontro duro significa mettersi fuori dalla Chiesa ".
E poi come si fa?

Per ovviare alle problematiche descritte dalla fedele alcuni Parroci,  veramente animati da spirito " missionario " a favore dell'antica liturgia ( e che non si accontentano del piccolo gruppo di eletti ...),   per avvicinare " i fedeli alla Messa antica raccomandano di ricorrere alla  " gradualità " ( esattamente come avvenne, au contraire , dopo il Concilio Vaticano II per " disabituare " i fedeli alla concezione liturgica" tridentina ") . 
La riscoperta dell'antica  Liturgia dei nostri padri può esser fatta gradualmente attraverso l'ausilio delle forme artistiche che la Chiesa ha sempre genialmente usato alla maggior gloria di Dio per l'edificazione salutare delle anime. ( salus animarum) .

Ha osservato un Sacerdote : 
" Solo il biritualismo porterà i fedeli delle parrocchie a conoscere il VO e a preferirlo. 
Scelte radicali di contrapposizione non faranno altro che isolare ancor di più la tradizione e a nutrire pregiudizi. 
Penso ai parroci che hanno scelto in modo esclusivo il Vetus Ordo, ammirandone pure il coraggio, mi chiedo quante persone ostili o scettiche verso il VO hanno avvicinato in questo modo? 
La convivenza delle due forme, invece, favorisce l'avvicinamento e l'arricchimento reciproco senza pregiudizi e tensioni nel rispetto della fede altrui".


La scelta  che è stata fatta di “ optare ” per la " Messa cantata " nel Santuario di Campocavallo dal 2008 ha contribuito in modo determinante al “successo” delle celebrazioni domenicali nell’antico rito avvicinando diversi fedeli ad uno rito che , per motivi anagrafici e/o culturali, era a loro completamente sconosciuto .
E' stata preferita, in piena “incoscienza, ( senza cioè avere le basi di un discernimento concreto della differenza fra messa “ letta” e quella “ cantata” )  la Messa cantata ( con incenso )  intuendo che dopo 40 di sterilità minimalista liturgica il Canto Gregoriano, l’Organo, l’incenso, il folto gruppo dei ministranti avrebbero saziato quel legittimo desiderio di “sacro” che solo la Messa nell’antico rito avrebbe potuto soddisfare .
La tradizionale saggezza della Chiesa e l'esempio di pastorale liturgica di tanti Santi nella storia della Chiesa  ci insegnano che bisogna agire con prudenza , moderazione e avvalendoci di quanto legittimamente ammesso all'uso liturgico possa " eccitare " la religiosità e la devozione del popolo !
Se la fedele che ha postato le considerazioni che abbiamo trascritto fosse andata ad una Messa cantata (  ad una Messa con un coro polifonico oppure ad una Messa in cui si cantava l'ordinarium anche con la Messa VIII degli Angeli - avrebbe potuto facilmente aggiungere la sua voce a quella dei cantori - )   :  qualcosa già sarebbe stato per non sentirsi completamente estranea alla celebrazione.
L'aspirazione ( sacrosanta ) di San Pio X , di cui si è inaugurato il centenario della morte,  dell'actuosa partecipatio dei fedeli, tematica poi ripresa ed approfondita ad una sola voce dai Padri Conciliari del Sacrosanto Concilio Vaticano II , è ormai patrimonio genetico di tutti i cattolici - nessuno escluso !
Anche le Messe celebrate nell'antico rito della Chiesa risentono positivamente di questa duplice eredità di San Pio X e del Concilio Vaticano II !
E i "lefebvriani" ?  qualcuno si chiederà ...
Le comunità sbocciate grazie alla sensibilità liturgica e pastorale di Mons. Lefebvre hanno sempre sostenuto i fedeli  nell'actuosa partecipatio  alle sacre liturgie ! 
( QUI un celebre filmato  della Messa di una comunità della FSSPX ) .

Non mancherò ancora una volta di citare il meraviglioso scritto che Giacomo ci ha donato su un post di MiL : 
“ … I veri artefici e sostenitori della rottura sono i progressisti perchè sono i novatori a voler voluto una "nuova interpretazione" della Tradizione e della Chiesa alla luce di un presunto "spirito del Concilio Vaticano II ".
I "tradizionalisti" veri (salvo marginali frange estreme, ma si sa che gli estremi combaciano) devono sostenere la corretta ermeneutica perchè la Chiesa è una, come la fede che professa, ed essendo portatrice della Verità che è immutabile essa non può aver introdotto degli insegnamenti contrari alla dottrina autentica di sempre così come ci è stata rivelata da Gesù Cristo e trasmessa per mezzo degli apostoli e dai loro successori.
La battaglia è lunga e dura, si gioca su tanti piani, soprattutto su un piano "culturale" e la cultura oggi è dominata dal mondo progressista sia nei mass media che nelle pubblicazioni storiche e scientifiche.
I veri sostenitori della Tradizione sono marginalizzati e dovrebbero combattere meno per "sterili e puerili polemiche" ma per diffondere maggiormente e con più efficacia la vera ed autentica cultura cattolica.
Bisognerebbe anche maggiormente "sporcarsi le mani" nelle parrocchie, nella catechesi dei giovani, in politica (e questo è un tasto dolente!) nelle operità di carità sociale, ... perchè se lasciamo nelle mani dei progressisti tutti questi ambiti continueranno (pur invecchiando ed estinguendosi) a tenere loro in mano il pallino del gioco e noi staremo a guardare, al massimo a scrivere su qualche blog.
I documenti del CVII dicono una cosa, il postconcilio è andato da un'altra parte!
Grazie anche alle conferenze episcopali nazionali...
E' per questo che bisogna tornare ai documenti del concilio e di attuare l'ermeneutica della continuità!
Andiamo a S. Pietro con i forconi?
Con dolore ne prendiamo atto ma non possiamo cancellare un pezzo di storia e non possiamo metterci a fare una guerra aperta contro quella "intelligence oscura" che governa il Vaticano, come decise di intraprendere mons. Lefebvre (che, sia chiaro, ammiro e ringrazio).
Ma bisogna anche essere grati a Benedetto XVI perchè ha rimosso le scomuniche, ha promulgato il Motu Proprio, ha tirato fuori dalla cantina la Bellezza della Tradizione e l'ha fatta conoscere soprattutto ai giovani .
Pensi che lui non si sia reso conto dei gravi abusi commessi nel postconcilio (anche se le radici affondano a ben prima)? 
Ma non si può cambiare le cose dalla mattina alla sera, proprio come fecero i progressisti. 
Ci vuole tempo, pazienza, bisogna saper aspettare i tempi giusti per rimettere le cose al loro naturale posto.
Gli stessi modernisti hanno lavorato per quasi un secolo per attendere un nuovo concilio e introdurre nella prassi della Chiesa tante porcherie: chi crediamo di essere noi per rimettere tutto in ordine in meno tempo?
Bisogna far conoscere ai giovani nelle parrocchie e a tutte le persone di buona volontà, quelle che hanno la voglia di sapere come sono andate le cose, di conoscere la verità, e non sono accecate dalle ideologie progressiste, la Bellezza della Tradizione millenaria della Chiesa. 
La Bellezza della liturgia, del gregoriano, del latino, dei silenzi, delle candele (non i lumini da cimitero), dell'incenso, dei paramenti, della vera arte cattolica, dell'atmosfera del sacro, ...
Tutte cose necessarie al vero culto a Dio, ma non solo ovviamente: la Bellezza di una vita casta per i fedeli, nel rispetto dei principi non negoziabili, della preghiera profonda, dei sacramenti, ...
La liturgia è qualcosa di vivo e che (scusate l'aggettivo) è "elastico": può farsi sensibilmente influenzare dalla società, ma a sua volta influenza profondamente la vita della società.
Oggi, vista la decadenza della liturgia e della vita ecclesiastica, sarebbe già un successo tornare all'ordinario della messa in latino e alla comunione sulla lingua (non dico in ginocchio perchè sarebbe già troppo!) o al massimo alla croce al centro dell'altare!
Come possiamo pretendere di tornare al messale del 1965 o del 1962 dalla mattina alla sera? ( sottolineatura nostra n.d.r ).
La gente non capirebbe!
Già non si capisce più niente! 
Tutto è sclerotizzato! 
Ci vuole tempo e pazienza!”

Un cattolico ha scritto sul blog Chiesaepostconcilio ( i caratteri maiuscoli sono dell'Autore n.d.r.) :

" ... Io, ad esempio, sono straconvinto (e credo di averne anche riscontri reali!), che non è vero che il bi-ritualismo "strictu sensu" sia un danno alla Tradizione perenne, né tantomeno concordo con Augè riguardo il "litigio" inevitabile. Che i due "opposti" concordino nelle "conclusioni" non è affatto strano per me. Anzi.
Quello che trovo drammatico è il MURO oggettivamente costruito da TUTTI ormai, e credo ben piantato.
Allo stesso modo credo che sia NECESSARIO un "momento" di "convivenza" tra due pastorali antitetiche. Quella Tradizionale e quella "moderna". Una "convivenza" inevitabile SE si vuole "ri-portare" a "casa" i fedeli "modernizzati". Cercando di "ri-tradizionalizzarli".

Mi risulta IMPOSSIBILE sia comprendere che auspicare una SEPARAZIONE NETTA e/o una divisione "pastorale" per il "bene" della Tradizione.

Io infatti credo che lo strumento fornito dal SP NON SIA volto alla distruzione della Tradizione e alla sparizione del Rito di Sempre, ma al contrario. Non ritengo ogni pontificato riducibile all'unico denominatore modernistico e non credo affatto che quello di Benedetto XVI sia stato un mezzo per arrivare "de plano" al disorientamento totale attuale. A queste considerazioni ci sono arrivato sulla scorta di FATTI e non sulla base di "partigianerie".

Io sono convinto, fortemente, che il Rito Tradizionale, se vuole fecondare TUTTI, deve "calarsi" nelle parrocchie "moderne" PER "RI-PORTARLE" alla Tradizione! E per questo ci sarà bisogno che il Nom venga "tradizionalizzato", non per eliminare il VOM, ma per arrivare all'unicità del VOM! Il cammino percorribile che vedo davanti è SOLO questo. Perché SE (e ripeto SE) si vuole davvero che "i tesori della Tradizione" siano PER TUTTI, allora non si può, davvero, prescindere da questo "momento transitorio". Altrimenti c'è l'ARROCCO.

In coscienza, non lo condivido. Se ci dobbiamo arroccare e se dobbiamo "attaccare" (passatemi il termine), non ha più nessun senso essere Cristiani. Per ciò che significa".

Altri su MiL hanno osservato :

( Si scrivono ) “ delle enormi bischerate a proposito della Sacrosanctum Concilium:
- essa prevedeva la riforma della liturgia con cose semplici e possibili che non intaccavano la sostanza del rito, tipo le letture in lingua vernacola; questo poteva anche andare bene, ma la riforma di Bugnini è andata oltre, distruggendo l'edifico vecchio e utilizzandone i pezzi per edificare quello nuovo (non lo dico io, ma papa benedetto XVI); non è assolutamente vero che i "tradizionalisti" odino la Costituzione, anzi, la invocano spesso per chetare quelli che attribuiscono al concilio la volontà di introdurre una liturgia tutta in lingua volgare; la S. C. prevede infatti che «L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini. » (art. 36, c.1)
***
- Non posso che condividere quanto ha scritto …
Io temo che le forze "migliori" della liturgia si polarizzino esclusivamente attorno alle oasi tridentine lasciando le parrocchie a quella che Prosperi chiamava la "messa bruttina". Personalmente ho un grosso debito verso chi si è impegnato e si impegna, nelle messe NO, a scegliere canti devoti e musicalmente degni, a indossare paramenti che esprimono la bellezza e il rispetto delle rubriche, a curare l'educazione dei piccoli ministranti.
- “ Finalmente ci sono nuovi post interessanti dove non si parla solo …
La vita va avanti, la Chiesa va a vanti! 
Voltiamo pagina! 
Sono contento di contributi come quello di Augé.
Un dibattito sereno e costruttivo. 
C'è tra le due forme, Vetus e Novus un arricchimento reciproco. 
Io ho visto comunque preti celebrare l forma straordinaria in modo indecoroso e preti celebrare la S. Messa in forma ordinaria con attenzione e devozione. 
Non dimentichiamoci anche di quest'aspetto soggettivo legato al celebrante”.

Qualcosa si muove nella galassia del tradizionalismo internetiano italiano? ( * ) Si ! Grazie a Dio e a Benedetto XVI : si !

A.C.

( * ) Titolo preso dal blog : http://pellegrininellaverita.wordpress.com/