Gli anni ’70 sono tristemente noti anche per l’affermazione, soprattutto in Italia, della “strategia della tensione” che fa rima con quella sofferta dalla Chiesa Cattolica denominata “strategia della ribellione”. Durante quei tristissimi anni la Santa Chiesa, mistica Sposa di Cristo, già umiliata dai travisamenti conseguenti al Sacrosanto Concilio Vaticano II, ha sofferto il periodo più difficile della sua bimillenaria storia : la perdita della fede anche dei ministri di Dio.
Contro il "modernismo",“sintesi di tutte le eresie” e la conseguente "eresia dell'informe" si erse, quale "Sant'Atanasio del secolo XX" un mite e forte uomo di Chiesa figlio di una famiglia profondamente cattolica il cui padre morì nel campo di concentramento KZ di Sonnenburg, un semplice missionario che ha avuto l'onore di conferire l'Ordine Episcopale ai primi Presuli Africani.
Così mentre in Europa il ricordo di Mons.Lefébvre suscita scomposte reazioni "grazie" al soave trattamento di una stampa allineata e faziosa, in Africa la sua figura viene benedetta con gratitudine da cattolici e da musulmani
A Lambarenè, dove era superiore nella missione, padre Marcel Lefébvre si avvalse anche della collaborazione del grande Maestro e missionario protestante Albert Schweitzer che curò i malati della missione e suonò l'Organo nella chiesa.
Insignito da Papa Pio XII del titolo personale di Arcivescovo, per i suoi indiscussi meriti in terra di missione, Mons. Marcel Lefèbvre dopo il Concilio Vaticano II, a cui partecipò come membro della Commissione centrale pre-conciliare e Padre Conciliare, piuttosto che ritirarsi in pensione preferì ascoltare il grido di aiuto che diversi seminaristi che erano stati allontanati dai loro seminari a causa della loro fedeltà al Magistero immutabile della Chiesa.
Quei giovani rivolsero a Monsignore essendo a conoscenza che, nel suo lungo apostolato, Egli aveva speso sempre energie e risorse per formare " nuovi e santi " Sacerdoti Cattolici.
La Divina Provvidenza ispirò il Vescovo-missionario di fondare , con regolare approvazione canonica, dapprima un Seminario e successivamente la Fraternità Sacerdotale dedicate a San Pio X .
Poichè questo dono della Provvidenza ha subito mirabilmente fruttificato , mostrando all'Orbe cattolico che lo Spirito Santo sorrideva all'Uomo di Dio che confidava della Tradizione, mentre il resto della Chiesa era scossa dall'infernale vento dell' auto-distruzione e dal fumo di Satana, i nemici di Cristo, diabolicamente annidati nel variegato clero post-conciliare, aiutati alla stampa internazionale, senza distinzione di ideologia, incominciarono a dipingere il Vescovo in maniera tale da suscitare una specie di repulsione " a priori" con l'intento di distruggere le nuove vocazioni sacerdotali...
Alcuni giornalisti giunsero persino ad immaginare, in mezzo le rovine delle frequenti stragi italiane dell'epoca, la talare del mite vescovo-missionario ...
Dopo aver subito una serie di vessazioni ed arbitrì, conditi da numerose irregolarità canoniche, l'Arcivescovo Mons. Lefebvre volle, nel giugno 1988, consacrare quattro vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X senza avere il mandato del Papa.
L'Arcivescovo, che per tutta la vita obbedì, come un militare, alla Chiesa e ai suoi Superiori si trovò a commettere così la più grave infrazione ecclesiale meritando per questo la scomunica "latae sententiae".
Il Sovrano Pontefice, addolorato per quel grave strappo alla comunione ecclesiale scrisse che la Chiesa tutta , a causa di quell'illecite ordinazioni episcopali, stava soffrendo una “ grande afflizione” .
Non tutti però soffrivano come il Beato Papa Giovanni Paolo II.
Non ce ne meravigliamo.
Difatti in alcuni seminari , conventi, e perfino in qualche Curia vescovile, furono stappate delle bottiglie di champagne, o anche di nostrano spumante, allorchè era finalmente abbattuta la scure della scomunica sull'odiato, anziano Mons.Lefebvre su cui non era mai caduta "nessuna colpa".
Per gli astuti disobbedienti al Papa quelle gaie bollicine di champagne significavano la fine di un incubo : i cattolici erano stati finalmente liberati dal nireo e lucubre condizionamento dei «tradizionalisti » .
Il brindisi liberatorio dava inizio , secondo gli umani ragionamenti di taluni chierici, alla veloce ripresa delle riforme nel segno della fedeltà allo « spirito del Concilio ».
Mentre, per effetto dell'automatica scomunica si ruppero antiche amicizie e si divisero iniziative culturali e religiose, il “mondo tradizionalista” fu rispedito nelle catacombe.
Con impressionante tempismo la Civiltà Cattolica si era affrettata a definire “ eretici” i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X .
Alcuni accorti curiali tentarono allora l’operazione « recupero dei lefebvriani pentiti approfittando di una timida apertura verso il mondo “tradizionalista” di Papa Giovanni Paolo II.
Con altrettando tempismo venne contrapposta alla volontà papale una forte chiusura clericale e curiale con l'evidente intento di allontanare fedeli e sacerdoti dalla tradizione.
In questo modo all’atto gravissimo della consacrazione episcopale senza il mandato papale è stata aggiunta un altrettanto grave e disgustosa ribellione dei chierici alle direttive papali .
Perfino Alti Prelati della Curia Romana, non vollero applicare, anzi le contrastarono le norme degli Indulti con cui Papa Giovanni Paolo II concedeva più libertà alla celebrazione della Santa Messa nell’antico rito romano con lo scopo di "arginare" la divisione "in sacris" provocata dalle consacrazioni episopali di Mons.Lefebvre.
Indubbiamente il Papa desiderava che non fosse stata posta in tentazione la fedeltà alla Sede Apostolica dei sacerdoti e dei fedeli « tradizionalisti » ma alla volontà papale , come sappiamo , non seguirono atti conseguenti ed univoci da parte degli uomini di Chiesa .
Si intravvedeva chiaramente il disegno strategico di resistenza al Papa da parte di certi settori del clero, allora come ora.
Quante volte, infatti, dopo la pubblicazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Papa Benedetto XVI abbiamo letto e ascoltato delle cattivissime interpretazioni che diversi astuti uomini di Chiesa hanno dato di quel documento del Magistero ?
Abbiamo letto e sentito che il Motu Proprio sarebbe stato concepito dal Papa soprattutto per riportare alla “piena comunione” i seguaci dell’Arcivescovo “ribelle” Lefebvre e fandonie simili.
La Santa Sede, soprattutto con la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha più volte smentito questo tipo di erronea interpretazione del documento magisteriale citato.
Ma inutilmente tanto che « così questa diceria si è diffusa … fino a oggi» tramite i soliti “fogli” a cui numerosi e ingenui chierici accordano più fiducia che nelle competenti Congregazioni Romane.
I mass media, spesso "ispirati" da uomini di curia oppositori di questo pontificato, tentano di sospingere i sacerdoti e i fedeli « tradizionalisti » sulla scivolosa via della sfiducia nel Supremo Pastore, com’è avvenuto di recente quando è stata diffusa la falsa notizia dell’approvazione di una nuova liturgia eucaristica per un noto gruppo ecclesiale...
Nel frattempo i cosiddetti “lefebvriani” cercano di prendere tempo per ritornare a Roma (il Papa è anziano…) e osservano, con disgusto, la deriva totale che la Chiesa Cattolica, soprattutto del Nord Europa, ha intrapreso .
I progressisti, paradossalmente in piena comunione con Roma e con le loro Curie, non nascondono più le loro intenzioni .
Per questi novelli "protestanti" non esiste più il sacro, tutti i fedeli sono sacerdoti e la presenza del Cristo è legata solo all'intera comunità .
Il cuore stesso della loro teologia è laicizzata, individualista e soggettivista e si riassume in tre sole parole: « La sola fede » intesa come un atto, del tutto soggettivo, di fiducia personale nella grazia di Cristo che non ha bisogno del ministero sacerdotale della Chiesa né di un Magistero ufficiale, che definisca, predichi e protegga con autorità il Credo.
Ormai per la maggior parte dei fedeli della Chiesa Cattolica nord europea tra il fedele e il Cristo non esiste nessun intermediario, rituale, dogmatico o sacerdotale.
In questa visione è inutile parlare di liturgia e di Sacramenti poichè l'unica ragion d'essere è « eccitare la fede ».
Ciò che la teologia cattolica chiama la forma e la materia di un sacramento potrà dunque variare da un anno all'altro, da un « ministro » all'altro: basta che la fede venga « eccitata ».
Ecco, allora, la perversione, covata in un convento olandese : la “messa” senza preti !
Se non vi è rito sacro, perché mai vi dovrebbe essere un ministro sacro?
L'unica qualità richiesta sarà di essere un buon « animatore » del rito .
Si parla di « declergificazione » ma è un inganno perché la realtà si chiama desacralizzazione !
Nelle Chiese del nord Europa sono caduti nella cloaca della liturgia fluttuante e da questa al sacerdozio provvisorio in cui i sacramenti «adattati» : atti sacri, efficaci per se stessi, oppure semplici giochi mimati, immaginati per eccitare un'emozione ?
“ Abyssus, abyssum invocat " : non è forse già questa la sorte della nostra Liturgia romana, massacrata, sfigurata, irriconoscibile?
Roma è messa in condizione di correggere queste, ed altre, eresie ? La correzione è un atto di carità e di amore anche nei confronti dell'errante !
Purtroppo Roma è ridotta, spesso per la disobbedienza e per l' imposizione dei Vescovi , ad un apparente silenzio : stesso atteggiamento assunto dai colpevolissimi Vescovi locali che fanno finta di non vedere e di non sentire...
Anche per questi atteggiamenti aumentano i già forti e colpevoli dubbi della Fraternità Sacerdotale San Pio X di sottoporsi alla disciplina canonica ( assolutamente vincolante per un cattolico) .
Come possono chinare il capo sottoponendosi alla disciplina romana quando vedono che la medesima Autorità Romana non riesce a reprimere gli errori degli eretici che paradossalmente rimangono in comunione con Roma ?
Mi auguro con tutto il cuore che certi chierici evitino di mettere in fresco le bottiglie di champagne o di spumante , per sottolineare con le gaie bollicine la fine di un pericolo , la possibilità, cioè, che i temuti odiatissimi Sacerdoti e Religiosi della Fraternità Sacerdotale San Pio X possano contribuire, assieme alla Gerarchia ordinaria, al risanamento morale e teologico del clero e della Chiesa.
Non sarà il caso di brindare ma di far penitenza pensando quali siano le colpe che ancora tengono lontano, colpevolmente “una comunità nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi, 6 seminari, 88 scuole, 2 Istituti universitari, 117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli” .
Se qualcuno stavolta oserà brindare noi faremo sentire la nostra voce che intonerà un severo canto penitenziale.
Maria, Mater Ecclesiae, ora pro nobis.
Andrea Carradori