S. E. Mons. Arrigo Miglio è nato a San Giorgio Canavese, diocesi di Ivrea, il 18 luglio 1942; ordinato presbitero il 23 settembre 1967; eletto alla sede vescovile di Iglesias il 25 marzo 1992; ordinato vescovo il 25 aprile 1992; trasferito a Ivrea il 20 febbraio 1999.
Attualmente è Presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace; Segretario della Conferenza Episcopale Piemontese; Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani.
Nel porgere al nuovo Arcivescovo il benvenuto a Cagliari, tutta la diocesi esprime a Lui le felicitazioni e gli auguri di buon servizio episcopale nella nostra terra e all'Arcivescovo Mons. Giuseppe Mani, che gli porgerà il Pastorale di Cagliari e che pure non da subito lascerà la nostra guida, anticipa i fervidi ringraziamenti per il suo tanto lavoro, di cui ancora godremo i frutti.
Carissimi fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi di Cagliari,
Nel momento in cui viene pubblicata ufficialmente la notizia che il Santo Padre
Benedetto XVI mi ha nominato vostro arcivescovo desidero farvi giungere un primo
saluto affettuoso, con l’assicurazione della mia vicinanza nella preghiera per tutti
voi, che da qualche giorno siete entrati con particolare intensità nel mio cuore e nei
miei pensieri.
Ho accolto la chiamata del Santo Padre con grande emozione. I primi anni del mio
servizio episcopale si sono svolti nella vostra terra, nella carissima Diocesi di
Iglesias, e mi sento debitore per i tanti doni ricevuti dalla Chiesa sulcitana e da tutta
la Chiesa che è in Sardegna: doni di fede, di fraternità e di amicizia, di sensibilità
umana e di raffinata cultura. Non posso tuttavia nascondere la trepidazione che mi
accompagna in questo momento, per la missione impegnativa e vasta che il Santo
Padre mi affida, missione di fronte alla quale sento tutto il peso dei miei limiti e delle
mie povertà: le depongo con fiducia nelle mani del Signore, invocando la materna
intercessione di Maria, Nostra Signore di Bonaria, Patrona massima della Sardegna e
specialmente dell’Arcidiocesi cagliaritana.
In questi giorni ho sentito molto vicina la presenza di Maria, che ripete anche a me
le parole dette ai servi della festa di nozze a Cana di Galilea: “fate tutto quello che
Lui vi dirà”. Ho ricordato così le parole che Gesù rivolse una notte a Paolo: “non
temere, perché io sono con te ed ho un popolo numeroso in questa città” (At 18,10).
Negli anni del mio ministero sacerdotale ed episcopale ho toccato con mano tante
volte, proprio come avvenne per l’Apostolo Tommaso, la presenza viva e forte del
Signore Risorto, l’azione del suo Santo Spirito, la forza penetrante ed inarrestabile
della sua Parola, la ricchezza dei doni che lo Spirito continua ad effondere sulla
Chiesa. L’esperienza del ministero episcopale mi ha offerto molte occasioni in cui ho
potuto contemplare con gioia una Chiesa bella, unita a Cristo nella Passione, certo,
ma partecipe al tempo stesso della vita nuova del Risorto, una Chiesa che vive un
tempo di trasformazione e di profondo rinnovamento.
Siamo appena entrati nel cammino quaresimale, che ci condurrà a vivere con
maggiore intensità la nostra unione con Gesù Crocifisso e Risorto; con la liturgia
della prima domenica di Quaresima lo Spirito conduce anche noi nel deserto, dove
Gesù condivide con noi ogni genere di tentazione, sconfigge per noi il potere del
Maligno e annuncia che è giunto il tempo della nuova e definitiva alleanza che Dio
stabilisce con noi, come era stato annunciato fin dai tempi di Noè. Dio è nostro
alleato: “se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (Rm. 8, 31).
In questo particolare momento diventa fonte di speranza vera e affidabile sapere che
il Signore è alleato e solidale con noi, in primo luogo con tutti coloro che soffrono a
motivo della crisi che stiamo vivendo e che la Sardegna vive in modo speciale, crisi
di posti di lavoro, crisi di speranza e di fiducia, crisi di amore vero, mentre la povertà
pesa su tante, troppe famiglie. Tutte queste sofferenze il Signore non solo vede e
conosce ma le prende su di sé, le fa sue e chiede a noi sua Chiesa di essere solidali
con Lui e con tutti coloro che soffrono.
Fin da ora voglio dire tutto il mio impegno a camminare con il Signore sulla strada
della vera solidarietà. Proprio nel deserto Gesù ci ha ricordato che “non di solo pane
vive l’uomo”. La crisi di questi anni, ci ripete spesso Benedetto XVI, non è solo
economica ma, prima ancora, culturale e spirituale, perché nasce e si alimenta da una
mentalità che non accoglie il progetto di Dio, dove la persona umana è sempre al
primo posto e deve essere la prima risorsa di cui tenere conto. Questa è anche la
prima condizione fondamentale per una economia che voglia guardare lontano e
lavorare per uno sviluppo autentico e duraturo. Se ci lasciamo illuminare dal Vangelo
e dall’insegnamento che ci viene dalla dottrina sociale della Chiesa potremo fare di
questa crisi il punto di partenza per un rinnovamento profondo, per un nuovo
pensiero e per nuovi progetti, così come dice al n.21 l’enciclica Caritas in Veritate di
Benedetto XVI.
Carissimi fratelli e figli, ho vivo desiderio di venire da voi, di incontrarvi uno per
uno, di camminare con voi sulla strada entusiasmante della nuova evangelizzazione.
Siamo chiamati a testimoniare la vita buona e bella del Vangelo, ma anzitutto siamo
chiamati a lasciarci portare e trasformare dal Vangelo, Parola di vita che Gesù ci ha
donato perché la nostra gioia sia piena (cfr. Gv. 15, 11). Queste parole formano
anche il mio motto episcopale e soprattutto ci ricordano un obiettivo particolarmente
importante oggi per il cammino della nuova evangelizzazione: aiutare l’uomo a
riscoprire che la via del Vangelo è fonte di gioia e di vita vera.
Saluto con particolare affetto gli Ecc.mi Arcivescovi che mi hanno preceduto: Mons.
Ottorino Pietro Alberti, che mi ha imposto le mani nel giorno della mia consacrazione
episcopale, è stato mio metropolita e presidente della Conferenza episcopale sarda
negli anni del mio ministero ad Iglesias, ma soprattutto amico fraterno e discreto;
Mons. Giuseppe Mani, che conosco e stimo da tanti anni, di cui ho sempre ammirato
entusiasmo, coraggio, testimonianza apostolica e intraprendenza pastorale: da lui
ricevo la preziosa eredità della chiesa cagliaritana, che vorrò servire con tutto il cuore
e con tutte le mie forze. Un saluto fraterno rivolgo ai Vescovi della Sardegna, in
particolare ai Vescovi emeriti che risiedono a Cagliari. Saluto con affetto i sacerdoti,
i diaconi, i seminaristi, le religiose ed i religiosi, tutti i fedeli di ciascuna parrocchia,
con un “ciao” tutto speciale ai bambini, ai ragazzi e ai giovani. Un ricordo particolare
vorrei far giungere agli ammalati, affidandomi alla loro preghiera, particolarmente
preziosa perché unita alla Croce di Cristo.
Rivolgo un deferente saluto ed ossequio alle On. Autorità civili e militari,
assicurando fin da ora pieno rispetto e collaborazione, nella ricerca del bene comune
per la “nostra” cara terra di Sardegna.
Con l’intercessione di Nostra Signora di Bonaria e dei Santi Patroni della Chiesa
cagliaritana invoco su tutti e su ciascuno la benedizione del Signore.
Ivrea, 25 Febbraio 2012.
+Arrigo Miglio