martedì 18 novembre 2014

I "Bergoglio" della mia vita

Spero di non mancare di rispetto al Santo Padre utilizzando per questo post una simpatica foto che ho pescato sul web.
Mi auguro soprattutto di non essere irriguardoso verso la Sua Sacra ed Augusta Persona se azzardo alcuni accostamenti  con alcuni Ecclesiastici ( sine nomine) che la Provvidenza ha posto sul mio cammino di vita.


Se ci fosse ombra di malizia in questo mio scritto ne risponderò al mio Confessore, che con tanta pazienza  sopporta di ascoltare i miei tanti peccati.


Anche oggi, 18 novembre ,  Festa della Dedicazione delle Basiliche dei santi Pietro e Paolo, Apostoli, ho ascoltato su Radio Maria   la "differita"  dell'Omelia quotidiana   che il Santo Padre Francesco ha donato nel corso della Santa Messa celebrata nella Cappella della Domus Sanctae Martae.



Quando ho ascoltato questo passo : " Ma, se tutto appare bene, non ho niente da rimproverarmi: ho una buona famiglia, la gente non sparla di me, ho tutto il necessario, sono sposato in chiesa … sono ‘in grazia di Dio’, sono tranquillo. Le apparenze! Cristiani di apparenza … Sono morti!" mi son chiesto d'impulso : ma questa predica l'ho già ascoltata !


Si ! L'avevo già udita quando, nei primi anni del post-concilio i giovani religiosi e i preti , aiutati dai nuovi microfoni, tuonavano spesso : "Ma, se tutto appare bene, non ho niente da rimproverarmi: ho una buona famiglia, la gente non sparla di me, ho tutto il necessario, sono sposato in chiesa … sono ‘in grazia di Dio’, sono tranquillo. Le apparenze! Cristiani di apparenza … Sono morti!".



Quante volte i "Bergoglio" della mia vita mi hanno fatto sentire questo tipo di omelie !
Preti e religiosi irreprensibili dal punto di vista personale ( nessuna accusa poteva essere scagliata contro di loro ) dedicarono la loro pastorale a questo particolare e particolaristico segmento  di vita ecclesiale.
Qualcuno interpretando radicalmente quel che predicava uscì dal proprio Ordine o dalla propria Diocesi facendosi ridurre allo stato laicale.
Altri mischiarono la religione con la politica generando dei mostri carnivori  catto-comunisti . 
Infine alcuni "Bergoglio" della mia vita accompagnarono la pastorale con le loro  capacità manageriali ( di vario stampo) che scoprirono di possedere nel sangue solo dopo il Concilio Vaticano II.


Tutti i "Bergoglio" della mia vita erano, lo ripeto,  irreprensibili così come sono, per giusta equazione, fortemente illiberali : qui comando io e qui si fa così !


I "Bergoglio" della mia vita sono stati e sono insofferenti di tutte quelle idee che non rientrano nei loro parametri ideologici.
Per camuffare abilmente la loro naturale propensione ai metodi fortemente autoritari ( anche nei confronti di se stessi ...) si auto-impostano la voce di almeno una quinta ascendente per aumentarne il timbro chiaro ( come fanno, ad esempio, anche i ministranti che cantano l'Epistola nelle Messe Tridentine :   pur essendo baritoni assumono un' innatuale vocalità super acuta, quasi da castrati, perchè son convinti che l'acutezza delle note sia sinonimo di purezza e di perfezione spirituale...così io che ho la voce di "basso", e me ne vanto, sono destinato a rimanere nel profondo  degli inferi e certamente indegno di cantare l'Epistola perchè non riesco ad imitare, anche a causa dell'età, l'altezza vocale dei tertulliani castrati ).


I "Bergoglio" della mia vita  parlano quindi tutti allo stesso modo : voce "super impostata", chiara , volutamente semplice :  priva degli armonici, che si trovano in qualsiasi voce veramente naturale ( sia tendente al tenorile che al  baritonale) e mentre stai facendo dentro di te questo genere di considerazione ... loro ti hanno già buggerato imponendoti "democraticamente" qualcosa che , al minimo, ti lacererà l'anima o non ti farà mangiare per giorni.
Come tutti gli illiberali, egoisti di stampo progressista  hanno l'icona della voce acuta senza vibrazioni , cioè, per dirla nel gergo musicale la  " voce fissa" .

Gli Illuministi predilissero la voce acuta " fissa, alla tedesca " per sottolineare le virtù ed i meriti umani nelle opere a sfondo moralistico concepite al modo "dei filosofi muratori".
Al contrario la voce "all'italiana, con gli armonici" è quella che più si colloca nell'ambito ecclesiale e cattolico.
Ovviamente dal post-concilio i "novatori" illiberali hanno assunto questo modo di parlare  confermato anche in una  sera del mese di marzo ...


I "Bergoglio" della mia vita odiano profondamente la Liturgia e i sacri riti  tollerando solo quelli più radicati nel popolo perchè non vogliono contraddire i fedeli di bassa estrazione sociale.
L'accento viene dunque spostato : da Dio agli uomini !

Mai a confessarsi dai "Bergoglio" che incontri nel tuo cammino di vita !
Se dovessero scoprire che appartieni ad una famiglia normalmente cattolica  raddoppieranno il senso di colpa dei peccati ( com'è accaduto ad un povero ragazzo più colpevole  di far parte di un ceto benestante che di essersi macchiato di un ricorrente peccato adolescenziale. Per convincerlo di ritornare in chiesa ... diversi chierici dovettero sudare non poco ...  ).  


Se poi si accorgono che sei un simpatizzante della tradizione cattolica un peccato contro il 6° comandamento, ad esempio, assumerà delle proporsioni talmente grandi tali da indurre il penitente, solo se tradizionalista però, di allontanarsi dalla pratica religiosa .



Il capolavoro del carattere illiberale , insofferente delle opinioni diverse e anche "socialmente" pericoloso dei "Bergoglio" che ho incontrato nel cammino della mia vita fu la pubblica dichiarazione di un Prete nei confronti di due adolescenti, parrocchiani, colpevolisimi di prediligere , in modo innato e del tutto naturale, la Tradizione : " Ci penseremo noi a rieducarli secondo la nostra pastorale".
All'epoca non c'era internet ... e i due adolescenti furono buttati nella fossa dei serpenti modernisti lontano dalla sacralità e dalla serietà liturgica ...

***


Questa è l'Omelia del Santo Padre Francesco del 18 novembre 2014 ( o del 1974 ??? non però del Beato Paolo VI che era un raffinato omelita ... ) nella Festa della Dedicazione delle Basiliche dei santi Pietro e Paolo, Apostoli.

Preghiamo per il Papa e per la Chiesa tutta !


"Convertirsi è una grazia, “è una visita di Dio”. 
Papa Francesco ha preso spunto dalla liturgia del giorno, un passo dell’Apocalisse di Giovanni e l’incontro tra Gesù e Zaccheo, per soffermarsi sul tema delle conversioni. 
Nella prima lettura, ha osservato, il Signore chiede ai cristiani di Laodicea di convertirsi perché sono caduti “nel tepore”. Vivono nella “spiritualità della comodità”. E pensano: “faccio le cose come posso, ma sono in pace che nessuno venga a disturbarmi con cose strane”. Chi vive così, ha affermato, pensa che non “manca niente: vado a Messa le domeniche, prego alcune volte, mi sento bene, sono in grazia di Dio, sono ricco” e “non ho bisogno di nulla, sto bene”. Questo “stato d’animo – ha avvertito – è uno stato di peccato: la comodità spirituale è uno stato di peccato”. 
E a questi, ha rammentato, il Signore “non risparmia parole” e gli dice: “Perché sei tiepido sto per vomitarti dalla mia bocca”. Tuttavia, ha proseguito, gli dà il consiglio di “vestirsi”, perché “i cristiani comodi sono nudi”.

Poi, ha soggiunto, “c’è una seconda chiamata” a “quelli che vivono delle apparenze, i cristiani delle apparenze”. Questi si credono vivi ma sono morti. E a loro il Signore chiede di essere vigilanti. “Le apparenze – ha detto il Papa – sono il sudario di questi cristiani: sono morti”. E il Signore li “chiama alla conversione”:

“Io sono di questi cristiani delle apparenze? Sono vivo dentro, ho una vita spirituale? Sento lo Spirito Santo, ascolto lo Spirito Santo, vado avanti, o …? Ma, se tutto appare bene, non ho niente da rimproverarmi: ho una buona famiglia, la gente non sparla di me, ho tutto il necessario, sono sposato in chiesa … sono ‘in grazia di Dio’, sono tranquillo. Le apparenze! Cristiani di apparenza … Sono morti! Ma, cercare qualcosa di vivo dentro e con la memoria e la vigilanza, rinvigorire questo perché vada avanti. Convertirsi: dalle apparenze alla realtà. Dal tepore al fervore”.

La terza chiamata alla conversione è con Zaccheo, “capo dei pubblicani e ricco”. “E’ un corrotto - ha detto il Papa - lavorava per gli stranieri, per i romani, tradiva la sua Patria”:

Era uno come tanti dirigenti che noi conosciamo: corrotti. Questi che, invece di servire il popolo, sfruttano il popolo per servire se stessi. Alcuni ci sono, nel mondo. E la gente non lo voleva. Questo, sì, non era tiepido; non era morto. Era in stato di putrefazione. Corrotto, proprio. Ma sentì qualcosa dentro: ma, questo guaritore, questo profeta che dicono che parli tanto bene, io vorrei vederlo, per curiosità. Lo Spirito Santo è furbo, eh! E ha seminato il seme della curiosità, e quell’uomo per vederlo anche fa un po’ il ridicolo. Pensate a un dirigente che sia importante, e anche che sia un corrotto, un capo dei dirigenti – questo era capo – ma, salire su un albero per guardare una processione: ma pensate questo. Che ridicolo!”

Zaccheo, ha detto, “non ha avuto vergogna”. Voleva vederlo e “dentro lavorava lo Spirito Santo”. E poi “la Parola di Dio è entrata in quel cuore e con la Parola, la gioia”. “Quelli della comodità e quelli dell’apparenza – ha sottolineato – avevano dimenticato cosa fosse la gioia; questo corrotto la riceve subito”, “il cuore cambia, si converte”. E così Zaccheo promette di restituire quattro volte quanto rubato:

“Quando la conversione arriva alle tasche, è sicura. Cristiani di cuore? Sì, tutti. Cristiani di anima? Tutti. Ma, cristiani di tasche, pochi, eh! Pochi. Ma, la conversione … e qui, è arrivata subito: la parola autentica. Si è convertito. Ma davanti a questa parola, l’altra parola, di quelli che non volevano la conversione, che non volevano convertirsi: ‘Vedendo ciò, mormoravano: ‘E’ entrato in casa di un peccatore!’: si è sporcato, ha perso la purezza. Deve purificarsi perché è entrato in casa di un peccatore’”.

Sono “tre chiamate alla conversione”, ha ribadito, che lo stesso Gesù fa “ai tiepidi, a quelli della comodità, a quelli dell’apparenza, a quelli che si credono ricchi ma sono poveri, non hanno niente, sono morti”. La Parola di Dio, ha detto il Papa, “è capace di cambiare tutto”, ma “non sempre abbiamo il coraggio di credere nella Parola di Dio, di ricevere quella Parola che ci guarisce dentro”. La Chiesa, ha concluso, vuole che in queste ultime settimane dell’Anno liturgico “pensiamo molto, molto seriamente alla nostra conversione, perché possiamo andare avanti nel cammino della nostra vita cristiana”. E ci dice di “ricordare la Parola di Dio, fa appello alla memoria, di custodirla, di vigilare e anche di obbedire alla Parola di Dio, perché noi incominciamo una vita nuova, convertita”.
(Da Radio Vaticana)

Andrea Carradori