lunedì 17 novembre 2014

" L’America latina sta perdendo la sua identità cattolica : dal 1970 in poi i cattolici sono calati del 25/100".


Serbatoio della cattolicità mondiale sì, ma con falle sempre più evidenti che non si riesce in alcun modo a tappare. 
L’America latina sta perdendo la sua identità cattolica, certifica l’autorevole Pew Research in un’indagine condotta in diciotto paesi che evidenzia come in quarant’anni (dal 1970 in poi) i cattolici siano calati del venticinque per cento.

Una tendenza che negli ultimi anni s’è acuita, con le chiese protestanti che nel frattempo hanno aperto le porte per accogliere chi volta le spalle a Roma: nello stesso periodo in cui i cattolici passavano dal novantadue per cento al sessantanove sul totale della popolazione, gli evangelici crescevano del quindici. 
Se i numeri raccontano una storia già nota da tempo, quel che non era ancora stato indagato in profondità era l’esodo massiccio di chi nasce cattolico verso le chiese protestanti, scrive il New York Times. 
Un esempio su tutti è dato dalla Colombia: qui, l’ottantaquattro per cento di chi si definisce protestante dice di essere battezzato come cattolico. 
Poi, con l’età adulta, si chiude con Roma e si guarda alla realtà pentecostale, magari dopo essere rimasti colpiti da qualche spot televisivo ben confezionato – in Brasile ogni giorno nascono nuove reti di proprietà delle comunità evangeliche – o perché incuriositi dalle masse che ogni domenica, costi quel che costi, si radunano in enormi chiese per il servizio liturgico.

Ed è proprio questa una delle ragioni che hanno determinato il declino del cattolicesimo in America latina, dicono gli intervistati: nelle chiese protestanti c’è più costanza nel partecipare ai riti, si prega di più e meglio e anche il contatto con Dio “appare più diretto”.
Papa Francesco con il pastore pentecostale Giovanni Traettino.

Francesco con il pastore pentecostale Giovanni Traettino.

E poi c’è chi spiega che almeno lì, in quelle chiese che spesso vengono chiamate sette – “è una tentazione dire io sono la chiesa tu sei la setta.  Ma siamo tutti fratelli”, ammoniva il Papa lo scorso luglio durante l’incontro a Caserta con la comunità pentecostale guidata dal pastore suo amico Giovanni Traettino – i princìpi fondamentali alla base della fede sono chiari, e anche sulla pastorale non c’è bisogno di tanti maquillage o adattamenti allo spirito del tempo, come dimostra la forte opposizione a ogni tipo d’apertura sulle unioni tra omosessuali. 
Il problema, sottolinea l’inchiesta, è che anche chi rimane cattolico – più o meno convinto – nutre dubbi, e spesso ammette di non conoscere la dottrina. 
Così, capita che in diversi paesi del continente la maggioranza dei cattolici dichiarati si dica favorevole al divorzio o all’uso dei contraccettivi. 
La gran parte dei cattolici in Brasile, Cile, Porto Rico e Uruguay, poi, non si capacita del perché Roma non dia il via libera all’ordinazione delle donne. 
Ancora di più sono quelli che auspicano la possibilità di vedere al più presto i preti a convolare a nozze.

Già nei mesi scorsi una ricerca del centro studi Latinobarómetro, ong specializzata in analisi sui mutamenti sociali in America, anticipava quanto rilevato da Pew Research, sottolineando in particolare la drammatica situazione dell’Honduras del cardinale primate Oscar Rodríguez Maradiaga, dove vent’anni fa si professava cattolico il settantasei per cento della popolazione e oggi solo il quarantasette. 
E se nel 1995 il distacco tra cattolici ed evangelici era di ben sessantaquattro punti percentuali, oggi la forbice s’è ridotta a sei.

Le cose non vanno meglio neppure tra gli ispanici degli Stati Uniti, dove gli abbandoni della Chiesa cattolica sono sempre più numerosi, nonostante i tentativi di parte dell’episcopato locale (su tutti il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston) di guardare alla realtà ispanica per rivitalizzare un cattolicesimo che mai come ora appare in affanno.

© Foglio Quotidiano (14/11/2014)