lunedì 1 aprile 2013

CATTIVI MAESTRI, OTTIMI ADULATORI.


Alla cosiddetta Scuola di Bologna non pare vero che ci sia un Papa che permette di volare con la fantasia.
Lo scorso Venerdì, sul Corriere il solito Melloni ha parlato addirittura di "estasi" pastorale di Francesco, assumendo il Papa come sponsor delle sue farneticazioni.
Ecco il passaggio fondamentale: " "Pastorale" viene dal linguaggio di papa Giovanni: era così che voleva il "suo" concilio, come un concilio "pastorale".
E il Vaticano II è stato così.
Sia il tradizionalismo scismatico sia quello incorporato alla grande chiesa, hanno spesso cercato di minimizzare fino all'evanescenza il Vaticano II dicendo che era un concilio minore, privo di definizioni ed anatemi come i concili "dogmatici" (...)
Il dogma è un enunciato, mentre la verità cristiana è annuncio che porta all'incontro con Gesù, incontro pastorale perché in esso Gesù si rivela pastore e vescovo, come dice il nuovo testamento".


Il riferimento a Joseph Ratzinger teologo, da sempre critico con questa lettura, è evidente. Pastorale non significa dogmatico, ma è vero che il dogma conduce alla pastorale, cioè alla trasmissione feconda della verità.
Una pastorale priva dei dogmi è soltanto un'applicazione sociale o sentimentale del cattolicesimo.
Perché mai Gesù sarebbe stato tanto preoccupato di sapere cosa la gente pensasse di lui, e cosa i suoi?
Non c'è risposta più dogmatica di quella offerta da Pietro. 
Se si prescinde dalla verità della persona di Cristo, Figlio del Dio vivente, ci riduciamo ad un'associazione di beneficenza. 
Ed è questo che vogliono: una Chiesa senza dogmi, perché la libertà non derivi più dalla verità, ma dai gusti personali.
Quale Gesù si vuole incontrare? 
Si annuncia un mito o Uno che è Dio? 
L'annuncio ha da subito una connotazione dogmatica.

E' trasmissione di verità, tanto vere da provocare anche il rifiuto del messaggio e la morte per coloro che se ne facevano banditori. 
Ad Atene nessuno è infastidito da una figura divina tra le altre, come oggi non crea problema che Cristo possa convivere con Allah o con Visnu (ai cristiani, non ai musulmani o agli induisti). 
Crea problema l'annuncio di una verità specifica, che è poi il fondamento della nostra fede. Paolo sarebbe dunque la negazione della pastorale.
Quei poveri ateniesi, precludendosi l'ingresso attraverso la porta della fede, non hanno potuto incontrare un Cristo pastore e vescovo, né Paolo ha corretto il tiro per indurli alla conversione. 
Se dei pagani restano pagani per aver riso della verità annunciata dall'Apostolo, non si vede perché dei cristiani debbano essere cristiani senza accettare la verità rivelata da Dio e trasmessa attraverso le formulazioni dogmatiche.


Prendiamo per buona quest'estasi, questo saper profumare dell'odore delle pecore, che tanto piace a Melloni. 
Uscire (ek-stasi) comporta un rimanere nella propria identità ed un rientrare. Non da soli, ma con coloro verso i quali si è usciti.
E l'odore delle pecore comporta che, alla fine, le pecore profumino dell'odore di Cristo. 
Anche questo dice il Nuovo Testamento.
( Un Sacerdote - Teologo )