giovedì 4 aprile 2013

VITA PASTORALE SU PAPA FRANCESCO : L'IRREFRENABILE ALBERTO MELLONI !


Esordio impressionante
Si è presentato senza nessuno dei segni del potere papale, non ha mai detto le parole Papa, Pontefice, vicario di Cristo. E ha scelto il nome di un santo non della Chiesa di Roma, scelta audace, che è l’unico santo di tutte le Chiese.

Di papi e concili ne ha detto e conosciuti. Eppure anche Alberto Melloni, docente di storia del cristianesimo e direttore della Fondazione per le scienze reli­giose Giovanni XXIII di Bologna, è rimasto impressionato dalle prime apparizioni di Papa Francesco.
«Il personaggio ha avuto un esordio di pontificato impressionante: ha da­to la sensazione di un passaggio da un grande maestro di teologia a un grande professore di spiritualità.
«Una sequenza travolgente: si è presentato senza nessuno dei segni del potere papale, quando ha parla­to non ha nemmeno indossato la stola, ha distinto in maniera molto netta il suo eloquio dalla sua funzio­ne liturgica di vescovo, non ha mai detto le parole Papa, Pontefice, vica­rio di Cristo, nessuno dei titoli che pure gli appartengono eccetto quel­lo di vescovo di Roma.
Ha fatto una serie di cose molto dotte, e non sor­prende come è giusto che sia per un padre gesuita ben formato, ma sen­za fare il professore, in modo pia­no. Cose che in tutto il mondo cristiano hanno suonato chiare: ha preso il nome di un santo non della Chiesa di Roma, scelta audace, che è l'unico santo di tutte le Chiese, un nome di santità ecumenico».

Uno dei gesti più significativi è stata la richiesta di benedizione al popolo.

«Ha fatto un atto della Chiesa an­tica, una citazione implicita di Ci­priano.
L'antico rito di consacrazio­ne dei vescovi aveva questi due pas­saggi: la dichiarazione di dignità, che ancora si fa nelle Chiese di Oriente e che da noi è stato sostitui­to dall'applauso, segno di unità, del popolo che esercita il sensus fidei.
E il riconoscimento davanti a Dio.
Quel gesto di inchinarsi davanti al popolo, che non si era mai visto né a Roma né in nessuna diocesi.
È un gesto di prepotenza teologica enor­me, che dà un'idea del ministero: sei al servizio di un soggetto che ha una dignità davanti a Dio, se il po­polo prega per te, Dio l'ascolta e ti benedice: se non prega, sei nei guai.
Ha anche citato sant'Ignazio di Antiochia, senza dirlo, parlando del­la presidenza nella carità, non personale di Pietro, ma della Chiesa di Roma : anche qui non esclude la funzione del ministero, ma dice la priorità dell ‘ essere Chiesa. Ha preso in carico la diocesi di Roma.
Ha detto che il suo Vicario l’aiuterà, non che lascerà il suo vicario a badarle. Ha fatto dire le preghiere per il vescovo emerito di Roma, togliendo di mezzo tutte le stupidaggini inventate sul Papa emerito, restituendogli un titolo euguale a quello degli altri.

Cosa l’ha colpita dell’andamento del conclave ?

«Il conclave per la seconda volta, da quando è stato riformato da Giovanni Paolo II, un andamento molto breve. Nel secolo XX c’era stato un conclave copn tre soli scrutini per Pio XII che aveva rappresentato un’eccezioone, un’elezione quasi per ispirazione. Per Pio XI ci vollero 14 scrutini, misura che oggi sembra lugnhissima, ma che era della media. Per Roncalli ce ne vollero 11. Non c'è niente di male se passarono una o due notti in conclave.
E’ buffo ora che gli hanno fatto camere comode ci dormono una sola sera.
Negli ultimi due conclavi l’andamento è stato eugurale.
Sono state scelte le stesse due persone : una volta una ha vinto e l’altra ha perso, questa volta uno si è dimesso e ha vinto l’altro.In questi anni sono venuti fuori solo due nomi dal collegio cardinalizio, eletti a turno.
Da qui al 2033 quando Bergoglio si dimetterà bisognerà trovarne un terzo. ( sottolineatura Nostra N.d.R)

Molti cattolici sono rimasti turbati dalle dimissioni di Benedetto XVI . Come legge questo sconcerto ?

In questi mesi è venuto fuori l’immaginario iper cattolico, è stato detto che con la rinuncia Benedet­to aveva desacralizzato il papato: è stato un gesto di grande libertà, di un uomo che dice di essere troppo vecchio per esercitare un potere supremo e rinuncia per il bene della Chiesa.
L’ufficio non è sacro, è un ministero del vescovo di Roma a cui vengono date delle prerogati­ve.
Un immaginario che è ritornalo in occasione del conclave. Ma, co­me diceva anche Ratzinger in un'in­tervista, non è lo Spirito Santo che sceglie il Papa: lo Spirito ha delle idee, poi sei cardinali sono docili as­secondano lo Spirito, altrimenti fan­no un Borgia.
Mica si sorteggia: ad­dirittura nel '96 Wojtyla ha abolito l'elezione per ispirazione».

I pronostici della stampa sono stati smentiti. Erano fondati?

«Era evidente, quando il conclave stava per iniziare - non conosciamo i numeri e non ci fidiamo di nessun sussurro o di avvoltoi o di iene, ; che abbondano - che c'era un consenso intorno al cardinale di Milano. Che aveva dei pregi, era un italiano e quindi ristabiliva un principio non obbligatorio ma neanche insensato; era un uomo della continuità con Ratzinger, il delfino, per il qua­le sembravano avere una preferenza gli episcopati più compatti. E poi delle reti di collegamento all'inter­no del collegio cardinalizio, l'avven­tura di Communio, che oggi è più fa­mosa, e altre reti di questo genere; un uomo che aveva dalla sua anche il fatto che non era stato nemmeno per un giorno l'uomo di curia.
«Altra caratteristica evidente, al di là del giudizio, era la sua prove­nienza da CI; avrebbe rappresentato una novità che poteva essere supera­ta partendo dal fatto che dal '78 in poi il conclave ha sempre avuto dei primum per cui questa poteva esse­re una prima volta dei movimenti».

Quale sarà la partita dei prossi­mi mesi?

«Mi viene in mente la lettera di don Giuseppe De Luca a Montini do­po l'elezione di Roncalli: "La Roma che tu conosci e dalla quale fosti esi­liato non accenna a mutare come pa­reva che dovesse pur essere alla fine. Il cerchio dei vecchi avvoltoi, dopo il primo spavento, torna. Lentamente, ma toma. E toma con sete di nuovi strazi, di nuove vendette. Intorno al carum caput quel macabro cerchio si stringe. Si è ricomposto, certamen­te".
Nelle cose che ha fatto finora ha dato segno di grandissima autorevo­lezza: non è il Papa ingenuo che non ha capito cosa sta facendo.
«Anche lo svolazzare degli avvol­toi che si sono alzati immediatamen­te intorno a lui non è detto che deb­bano avere molta fortuna. Certo, en­tra in un sistema profondissima­mente malato, e in cui ci sono incro­stazioni di potere fortissime. Rispet­to a queste cose o fa una cosa bruta­le, decisiva e micidiale, ma non mi sembra appartenga al suo stile. Op­pure, come ha fatto papa Giovanni, cercherà di smontarlo poco per vol­ta. Di assorbirne le resistenze: que­sto sarà il suo problema e il suo compito nei prossimi tempi».

Le priorità pastorali che si darà?

«Viene da un'esperienza a Bue­nos Aires di pastorale di strada, di vero lavoro pastorale di vitalizzazione delle parrocchie. E non meraviglierebbe se si dedicasse per dav­vero a questo a Roma.
Poi ha delle scelte da fare: confermare o meno i capi dicastero, il segretario di Sta­to.
Sono scelte importantissime, ne può sbagliare un po', ma non tutte.
Se non riesce a dare un segno di ri­cambio, energico, non sarà facile per lui cavarsela.
La cosa che dovrà decidere è se fare o meno qualcosa che riguarda la collegialità.
Riguar­da lui come tutti i papi dopo Paolo VI.
Deve decidere se vuole essere un altro della lista ormai lunghina, il quinto, di quelli, che non la fanno o il primo di quelli che la fanno».

In che modo?

«Un organo nuovo, di curia, per un ruolo di comunione. Lo può chia­mare senato di comunione, collegio dei capi delle Chiese, Sinodo straordi­nario a cadenza periodica, segreteria del Sinodo straordinario.,. 0 fa un or­gano nuovo o lo ricava da qualcosa di esistente. Questa è una cosa di cui deve dotarsi.
E deve decidere se il se­gretario di Stato deve andare avanti così, continuare a essere un piccolo Papa che fa le cose da solo o no».

Difficile aspettarsi una svolta sul ruolo della donna nella Chiesa o sul celibato sacerdotale?

«Ci siamo abituati a un'idea non fondata che faceva parte della menta­lità di Ratzinger: il terreno della forza della Chiesa era rappresentato dalla quantità di scintille prodotte nello scontro con la secolarizzazione euro­pea nello spazio pubblico. Bergoglio è un uomo che sulle questioni ha una posizione conservatrice, non partico­larmente innovativa - dice che l'em­brione è più povero dei poveri, che il gaymarrìage è d'ispirazione diaboli­ca -, però ha una sensibilità evangeli­ca che è prioritaria rispetto a questo. Come s'è visto in altre circostanze, come con Roncalli, una priorità evan­gelica forte dà ad altre cose, che pure esistono, uno spessore diverso. E que­sto cambia la misura.
«E poi la questione vera della Chie­sa, di tutte le Chiese, è il ministero. Non riguarda solo alcune caratteristi­che dei ministri, legate al tipo e : all'uso che hanno del sesso, ma più in generale a che cosa serve il ministero a chi ce l’ha. Abbiamo presupposto che il ministero ce l’hanno dei maschi celibi.
E c’è una campagna di advocacy che dura da tempo che dice non solo celibi, non solo maschi . Ma è come mettere il collare romano anche a delle femmine sposate. Anche perché poi s’è visto che, com’è successo nella Chiesa anglicana, la cosa non finisce : i maschi gay , sposati o no, donne con compagne …
Il problema vero è a che cosa serve il ministero, perché la sensazione è che spesso serva ad essere esibito dai vescovi , e soprattutto dai movimenti, come fatturato che li abilita a incassare dei bonus : tanti preti mi merito tanti vescovi , o un cardinale o un Papa.
Su questo serve una riflessione molto ampia, non so se Papa Francesco sarà quello che convoca il Lateranense VI. che mi piacerebbe di più del Vaticano III. La sua cattedra è il Laterano, potrebbe andare ad abitare lì.
E non mi meraviglierebbe se ab­bandonasse l'ultimo pezzo del potere temporale che è il Palazzo apostoli­co. Quello che diceva Martini nel '99 è vero: ci sono questioni che vanno al di là del semplice atto dì governo».

Alberto Melloni
E' NORMALE CREDERE OGGI ?- fine - ( pag.11 )

Da : Vita Pastorale N. 4/2013 pagine 8-10 : Speciale Papa Francesco