giovedì 28 marzo 2013

" Il tuo Volto, Signore io cerco "


"Vi sono stati, per la verità, filosofi di questo mondo che si impegnarono a cercare il Creatore attraverso le creature. 
Che il Creatore si possa trovare attraverso le sue creature, ce lo dice esplicitamente l'Apostolo: fin dalla creazione del mondo le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità, onde sono inescusabili. 
E continua: perché avendo conosciuto Dio... Non dice: perché non hanno conosciuto Dio, ma al contrario: perché avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono né lo ringraziarono come Dio, ma vaneggiarono nei loro ragionamenti e il loro cuore insipiente si ottenebrò. In che modo si ottenebrò il loro cuore? 
Lo dice chiaramente: affermando di essere sapienti, divennero stolti (Rm 1, 20-22). 
Avevano visto dove bisognava andare, ma, ingrati verso colui che aveva loro concesso questa visione, attribuirono a se stessi ciò che avevano visto; diventati superbi, si smarrirono, e si rivolsero agli idoli, ai simulacri, ai culti demoniaci, giungendo ad adorare la creatura e a disprezzare il Creatore. 
Giunsero a questo dopo che già erano caduti in basso. 
Fu l'orgoglio a farli cadere, quell'orgoglio che li aveva portati a ritenersi sapienti. [...] 
Essi riuscirono a vedere ciò che è, ma videro da lontano. 
Non vollero aggrapparsi all'umiltà di Cristo, cioè a quella nave che poteva condurli sicuri al porto intravisto. La croce apparve ai loro occhi spregevole. 
Devi attraversare il mare e disprezzi la nave? 
Superba sapienza! Irridi al Cristo crocifisso, ed è lui che hai visto da lontano: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio. 
Ma perché è stato crocifisso? Perché ti era necessario il legno della sua umiltà. Infatti ti eri gonfiato di superbia, ed eri stato cacciato lontano dalla patria; la via era stata interrotta dai flutti di questo secolo, e non c'è altro modo di compiere la traversata e raggiungere la patria che nel lasciarti portare dal legno. Ingrato! Irridi a colui che è venuto per riportarti di là. 
Egli stesso si è fatto via, una via attraverso il mare. 
È per questo che ha voluto camminare sul mare (cf. Mt 14, 25), per mostrarti che la via è attraverso il mare. 
Ma tu, che non puoi camminare sul mare come lui, lasciati trasportare da questo vascello, lasciati portare dal legno: credi nel Crocifisso e potrai arrivare. 
È per te che si è fatto crocifiggere, per insegnarti l'umiltà; e anche perché, se fosse venuto come Dio, non sarebbe stato riconosciuto. 
Se fosse venuto come Dio, infatti, non sarebbe venuto per quelli che erano incapaci di vedere Dio.
Come Dio, non si può dire che è venuto né che se n'è andato, perché, come Dio, egli è presente ovunque, e non può essere contenuto in alcun luogo. Come è venuto, invece? 
Nella sua visibile umanità."

Sant'Agostino da Ippona ("Commento al Vangelo di San Giovanni", In Io. Ev. 2, 3-4)


( Immagine : Doménikos Theotokópoulos (Δομήνικος Θεοτοκόπουλος) detto "El Greco", "Il Santo Volto di Gesù Cristo impresso sul velo della Veronica", 1590-1595 ca., Museo Nacional del Prado, Madrid.

"Esta obra es derivación directa de la representación que el Greco realizó para el retablo de Santo Domingo el Antiguo (Toledo). La imagen de la Santa Faz es una iconografía que se hizo popular a finales de la Edad Media. En su subida al monte Calvario, el rostro ensangrentado de Cristo quedó fijado a un paño blanco que había sido ofrecido a Jesús por una mujer, la Hemorroisa, que pasaría a ser identificada por Verónica. En algunas composiciones aparece la figura de la mujer sosteniendo la sabanilla con la efigie cristológica. El Greco pintó los dos tipos de imágenes, la de la Santa Faz aislada y la que incorporaba la presencia de la mujer. Nos consta que representó igualmente una Berónica con ángeles por acabar, según se registra en el inventario realizado a la muerte del artista en 1614, y que sugiere la relación de esa composición con una estampa de Alberto Durero, de 1513 (Texto extractado de Ruiz, Leticia: El Greco. Guía de sala, Fundación Amigos del Museo del Prado, 2011, p. 23).")