Il primo Papa non europeo.
Il pontefice francescano.
L’anti-Ratzinger.
L’amico di Videla. Il progressista.
L’uomo che svecchierà la morale della Chiesa.
Il Papa che non interverrà sui fatti mondani, che pregherà e basta. Poi il maschilista e, ovviamente, l’omofobo.
E’ spassoso e surreale l’elenco delle sciocchezze pubblicate in queste ore su Papa Francesco, appena eletto e già bersaglio del rancore dei vaticanisti del giorno dopo, quelli che fino a ieri neppure sapevano chi fosse ed oggi ne parlano con supponenza, come se lo conoscessero benissimo. Per brevità ci limitiamo qui segnalare le maggiori imprecisioni e bufale maggiori già raccontate sul nuovo Papa, certi che purtroppo, nei mesi a venire, queste si moltiplicheranno.
Il primo Papa non europeo.
Non è vero.
L’hanno scritto e detto in molti, compresi autorevolissimi osservatori, ma non è vero. Sebbene abbia chiare origini italiane, piemontesi per l’esattezza, il neoeletto Francesco viene indubbiamente da lontano – «quasi dalla fine del mondo», come ha tenuto a ricordare con fare umile e dolce presentandosi al mondo – ma non è affatto il primo papa extraeuropeo.
Prima di lui, infatti, nella lunghissima storia della Chiesa – che fra l’altro ebbe inizio proprio con un Papa non europeo, Pietro – si contano complessivamente cinque siriani, tre dalla Terra Santa ed altri tre dall’Africa. Una conta che hanno fatto le redazioni di diversi giornali stranieri come il Washington Post, e che avrebbe impedito figuracce a testate nostrane come Il Sole24Ore, subito affrettatesi a celebrare un primato inesistente.
Per la cronaca l’ultimo pontefice nato fuori dall’Europa, in Siria, fu Gregorio III (690 –741): fu il 90º Papa della Chiesa, che oggi lo venera come santo.
Il pontefice francescano.
La definizione esalta gli ambienti radical chic, ma urgono due precisazioni.
La prima. La vicinanza ai poveri dell’ex cardinal Bergoglio non è in discussione ma il suo chiamarsi Francesco, essendo lui un gesuita, può essere benissimo un omaggio anche a san Francesco Saverio (1509-1522), gesuita e missionario spagnolo.
La seconda, che meriterebbe ampi approfondimenti, riguarda san Francesco d’Assisi, che fu ben altro che il rammollito pacifista che spesso ci raccontano. «Francesco detestava chi era odioso a Dio – si racconta nella Vita seconda di Tommaso da Celano – ma fra tutti gli altri viziosi, aborriva con vero orrore i denigratori, e diceva che portano sotto la lingua il veleno».
Emblematico fu anche l’atteggiamento che Francesco d’Assisi ebbe quando, dopo avere subìto dai musulmani percosse sanguinose, giunse al cospetto del sultano Malik al-Kamil, e gli disse: «I cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perché voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione di lui quanti uomini potete».
Parole, toni e comportamenti ben diversi dall’immagine tiepida e dolciastra che del grande santo, di solito, ci viene data.
L’anti-Ratzinger.
La bufala per eccellenza, la più diffusa e priva di fondamento.
Lo dimostrano le stesse parole di Papa Francesco, che ha subito chiesto preghiere per il suo predecessore, ed anche il suo comportamento nel conclave precedente, nel 2005: al pranzo seguito alla terza votazione, dopo che raggiunse 40 voti e che quindi rischiava di ostacolare l’elezione di Benedetto XVI, Bergoglio contattò uno dei suoi grandi elettori dicendo di non sentirsi pronto a fare il Papa e chiedendo di sostenere Ratzinger.
Oltre a questo si considerino le parole di fuoco da lui riservate contro il nemico per eccellenza di Papa Benedetto XVI, il relativismo: «Il relativismo, con la scusa del rispetto delle differenze, omogeneizza nella trasgressione e nella demagogia; consente tutto pur di non assumere la contrarietà che esige il coraggio maturo di sostenere valori e principi. Il relativismo è, curiosamente, assolutista e totalitario, non permette di differire dal proprio relativismo, in niente differisce dal “taci” o dal “fatti gli affari tuoi”» (25/5/2012). Niente male, per un presunto anti-Ratzinger!
L’amico di Videla.
I Papi amici dei dittatori.
E’ una leggenda che dura dai tempi di Pio XII – il Papa di Hitler, secondo una fortunata e diffamante propaganda – e che adesso dipinge l’ex cardinal Bergoglio come un fiancheggiatore della dittatura di Videla. Ovviamente si tratta, anche in questo caso, di una bufala.
E a confermarlo, oggi, è nientemeno che Adolfo Maria Pérez Esquivel, pacifista argentino vincitore del premio Nobel per la Pace nel 1980, il quale è stato piuttosto esplicito: «Non c’è alcun legame tra Bergoglio e la dittatura che imperversò dal 1976 al 1983». Ciò nonostante, pur di avvalorare questa leggenda, il regista Michael Moore ha divulgato su Twitter una foto che ritrarrebbe Bergoglio intendo a dare la comunione a Jorge Videla. Cosa difficile dato che il sacerdote immortalato era troppo anziano per essere il futuro Papa.
Tanto lo stesso Moore, messo di fronte all’evidenza, ha fatto marcia indietro smentendo con un cinguettio che quello nella fotografia potesse essere Bergoglio.
Ciò nonostante stiamo pur tranquilli che non finirà qui. I calunniatori infatti se ne infischiano della realtà: calunniano e calunniano ancora – in conformità agli insegnamenti di Voltaire – coscienti che qualcosa delle loro bugie, a forza di raccontarle, si depositerà nella mente delle persone.
Il Papa che non interverrà sui fatti mondani.
A mettere in giro questa bugia ci ha pensato il vaticanista del principale giornale di Buenos Aires, Sergio Rubin, che a proposito dell’atteggiamento che terrà Papa Francesco sui matrimoni gay ha pronosticato: «Farà una distinzione molto netta fra potere religioso e quello temporale.
Se uno Stato vorrà legalizzare i matrimoni fra persone dello stesso sesso, sono sicuro che non contrasterà questa decisione» (La Stampa, 14/3/2013, p. 10). Ora, pur evitando l’imprudente esercizio delle previsioni, ci limitiamo a ricordare che in Argentina, durante le funzioni, il “mite” Bergoglio ha più volte tuonato contro i «politici meschini e senza cuore».
Il defunto presidente Néstor Kirchner (1950 –2010) lo accusò persino di «essere il vero rappresentante dell’opposizione» e quando il governatore di Buenos Aires Mauricio Macri non fece ricorso contro la sentenza che spianava la strada alle nozze gay, l’arcivescovo gesuita, in data 26 novembre 2009, divulgò un comunicato che accusava Marci di aver «mancato gravemente al suo dovere di governante e custode della legge». Non si direbbe esattamente l’atteggiamento pacato e remissivo di chi è pronto ad accettare qualsiasi cosa.
Il punto è che Papa Francesco è stato eletto davvero da pochissimo.
Ma poche ore sono evidentemente già bastate ai vaticanisti del giorno dopo e ai soliti calunniatori per mettersi all’opera e per dimostrare che i Papi cambiano ma purtroppo loro no: rimangono sempre gli stessi, inguaribili bugiardi.